Nel mondo, milioni di tonnellate di cibo vengono acquistate, ma non consumate e finiscono troppo presto nella spazzatura, andando ad accrescere quello che viene generalmente definito spreco alimentare.
Lungo tutta la filiera agroalimentare, le ragioni dello spreco di cibo sono molteplici – dalla fase produttiva, distributiva e di consumo – ed è diventata una situazione ormai cronica dell’economia dei Paesi più industrializzati.
I numeri dello spreco alimentare
Secondo uno studio condotto dalla FAO, tra l’agosto del 2010 ed il gennaio del 2011, intitolato Global Food Losses and Food Waste, ogni anno nel mondo vengono sprecati circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, di cui l’80% ancora consumabile.
Di questo miliardo, 222 milioni sono le tonnellate di cibo che vengono sprecate nei Paesi industrializzati – per fare un esempio concreto questa quantità, da sola, sarebbe sufficiente a sfamare l’intera popolazione dell’Africa Subsahariana. Uno spreco ormai inaccettabile.
Lo spreco alimentare in Europa
In Europa si sprecano, in media, circa 180 kg di cibo pro-capite all’anno (tra l’Olanda con 579 kg e la Grecia con 44 kg).
L’Italia con i suoi 149 kg pro-capite l’anno, si piazza a metà di questa classifica degli sprechi, ma purtroppo rimaniamo ancora lontani dall’essere un Paese virtuoso in questo senso.
L’Osservatorio sugli sprechi ha rilevato che tra i prodotti più sprecati a livello domestico nel nostro Paese, ci sono i prodotti ortofrutticoli (17%), pesce (15%), pasta e pane (28%) uova (29%) carne (30%) e latticini (32%) – circa 450 euro persi l’anno a famiglia.
Ridurre gli sprechi: ecco come
Nel mondo esistono numerose organizzazioni e iniziative di intervento mirate alla riduzione o al recupero dei prodotti alimentari non più vendibili ma ancora commestibili: questa la sfida che ha lanciato l’app anti-spreco Too Good To Go.
Ecco come funziona: i ristoranti, hotel, supermercati che producono in surplus possono vendere a nuovi clienti i prodotti invenduti che così non vengono sprecati. Tutti ci guadagnano e si butta via meno cibo. Questa realtà si sta espandendo in tutta Italia e sta conquistando anche il mondo, con tanti waste warriors pronti a tutto!
Ristoranti zero waste
Per ridurre gli sprechi in cucina si sono moltiplicati negli anni i ristoranti “zero waste”, che si propongono come obiettivo di offrire ai loro clienti una cucina 100% sostenibile dal punto di vista ambientale.
Uno di questi, Silo, ha aperto di recente a Londra. A tavola serviti prodotti provenienti da colture a km zero e di stagione. Nulla va nella pattumiera, ma viene riciclato per diversi scopi, e quel poco di scarto finisce in una macchina per il compostaggio capace di generare 60 kg di compost in 24 ore.
Le stesse premesse hanno mosso la messa a punto dello Zero Waste Bistro, un nuovo modello ristorativo e di design improntato alla sostenibilità. Il progetto, nato dalla collaborazione tra l’Istituto Culturale Finlandese di New York e il noto Ristorante Nolla di Helsinki, il primo a rifiuti zero della Scandinavia, esplora i temi dello spreco e del riuso applicati al mondo della ristorazione e si propone di diventare riferimento per molte altre iniziative.
Qui tutto, dalla sala alla cucina, è pensato per essere sostenibile: spazio quindi ai materiali di riuso e alla riduzione degli sprechi di cibo, secondo un modo di produrre che si richiama ai principi dell’economia circolare.
E noi cosa possiamo fare per ridurre gli sprechi?
Per ridurre gli sprechi bisogna partire dalle piccole scelte quotidiane, per esempio: fare una lista della spesa e comprare quanto necessario e non farsi catturare dalle promozioni, comprare possibilmente da produttori locali, scegliere prodotti di stagione, usare meno prodotti trasformati, imparare a riutilizzare gli scarti della cucina e non servire porzioni eccessive.
Insieme al cibo ricordiamo che vengono sprecati anche la terra, l’acqua, i fertilizzanti che sono stati necessari per produrlo. Ridurre lo spreco significa anche contribuire a salvaguardare la Terra.
Lucrezia Melissari