Le stime già non erano rosee, ma secondo un nuovo studio di Climate Central pubblicato su Nature Communications la situazione è peggiore di quanto pensassimo. L’innalzamento del livello marino potrebbe colpire, entro il 2050, tre volte il numero di persone precedentemente stimato. Le principali zone a rischio sono le città sulle coste, ma intere regioni potrebbero rimanere sommerse.
Il livello del maresi è già alzato di 11 – 16 cm nel ventesimo secolo e, anche se tagliassimo radicalmente le nostre emissioni di CO2, potrebbe innalzarsi di altri 0,5 m. Questo nel migliore dei casi, nel peggiore si potrebbero raggiungere i 2 metri.
Il nuovo studio prende in considerazione dati satellitari che permettono di rendere i calcoli più accurati e i risultati, come detto, non sono buoni. Le misurazioni standard di elevazione finora utilizzate non riescono a distinguere il livello del suolo dalle cime degli alberi o dei palazzi, questo ostacolo è stato però superato grazie all’uso dell’intelligenza artificiale, che ha determinato il tasso di errore permettendo di correggerlo.
Nello studio, inoltre, è specificato che l’analisi dell’innalzamento dei livelli dell’oceano è applicata alla popolazione attuale e quindi non deve essere considerata come una proiezione, ma come riflesso del rischio futuro, o meglio un’indicazione di pericolo.
Gli studi precedenti sembrano essere troppo ottimisti: secondo i nuovi dati raccolti circa 150 milioni di persone vivono attualmente in zone che verranno sommerse dall’alta marea nei prossimi 30 anni.
Il fenomeno, quindi, non colpirebbe solo città e centri abitati, ma intere regioni come il sud del Vietnam, che scomparirebbe. Circa un quarto della popolazione del paese, intorno ai 20 milioni di persone, vive in quella zona e si troverà a fronteggiare l’emergenza. Il centro economico della nazione, Ho Chi Minh City, scomparirebbe del tutto.
Anche in Thailandia il rischio è alto: infatti circa il 10% dei cittadini vive in zone a rischio, mentre negli studi precedenti si stimava fosse circa l’1%. Anche Bangkok, la capitale, potrebbe essere in pericolo, come lo è Mumbai, in India, una delle più grandi città al mondo.
Oltre il 70% delle persone che vivono attualmente in zone a rischio si trova in 8 paesi asiatici: Cina, Bangladesh, India, Vietnam, Indonesia, Thailandia, Filippine e Giappone.
Le città devono correre ai ripari e prepararsi, ma le precauzioni potrebbero non bastare. Al momento migliaia di persone vivono già in zone soggette a frequenti inondazioni, come il Bangladesh, mentre altre sono al momento protette da argini, fondali marini e altri sistemi, che però dovranno essere migliorate e mantenute per difendere i cittadini dall’aumento del livello del mare e tempeste, che saranno sempre più frequenti.
Se le previsioni sono corrette si formeranno infatti grandi flussi migratori interni, creando migliaia di rifugiati e migranti climatici.
Il mare può essere sì fonte di energia e vita, ma anche di distruzione.
Silvia Pegurri