Un fazzoletto in mano, un flacone di antistaminici nell’altra e il naso rosso. Questo, se vogliamo essere tecnici, è lo “starter pack” dell’individuo allergico che, in primavera, vive il periodo dell’anno peggiore a causa dei pollini e di tutte le sostanze aerotrasportate nel corso delle prime giornate calde e soleggiate. In particolare i pollini sono polveri sottili prodotte dalle piante (olmo, quercia, betulla, acero, ambrosia, ecc.) che variano dai 9 ai 200 micrometri (millesimi di millimetro) e viaggiano con il vento. Questa loro caratteristica li rende capaci di infilarsi anche nei luoghi chiusi e arrivare a noi e ai nostri polmoni.

Foto di Santiago Esquivel
Sì, in fin dei conti è sempre stato così, eppure qualche novità negli ultimi mesi c’è stata. Forse ai più attenti (o forse proprio a chi soffre di allergie) non sarà sfuggito il repentino cambiamento a cui abbiamo assistito in questa primavera 2018, con giornate estive anche ad aprile e, quindi, una quantità di pollini nell’aria decisamente maggiore. Un caso? Assolutamente no. Sembra, infatti, che alla base di tutto ci sia un vero e proprio circolo vizioso che parte proprio dall’inquinamento atmosferico, passa per il surriscaldamento del pianeta e arriva ad influenzare così le stagioni che, di anno in anno, si fanno sempre più calde sollecitando, insieme all’alta concentrazione di anidride carbonica, alcune piante a produrre più polline. La conseguenza è, ovviamente, un’intensificazione delle malattie respiratorie e delle allergie.
A spiegarci la situazione attuale sull’argomento è intervenuto il dottor Alberto Sirena, allergologo presso l’ospedale di Treviso Cà Foncello, dell’unità operativa complessa di microbiologia: “Ogni anno il problema dell’allergia stagionale si presenta puntualmente. Ci sono annate migliori e annate peggiori legate all’andamento del clima. In particolare, quando abbiamo primavere particolarmente calde e ventilate assistiamo ad una concentrazione maggiore di allergeni nell’aria ed è proprio quello che è accaduto questa primavera. Nel corso del mese di aprile 2018 abbiamo avuto un’ondata di caldo anomalo che ha causato l’aumento dei pollini nell’ambiente e quindi diversi problemi alle persone allergiche. Addirittura anche gli individui vaccinati hanno visto riacutizzarsi i sintomi e, in alcuni casi, hanno sofferto di forti attacchi d’asma”.
Ma non solo raffreddore e occhi gonfi sono le patologie che colpiscono i soggetti allergici: “Il quadro clinico delle allergie classiche stagionali va dalla rinite alla congiuntivite, fino ad arrivare all’asma bronchiale allergica che, nei pazienti asmatici, diventa una patologia importante da trattare. – continua il dottor Sirena – Se poi pensiamo che tutto ciò viene congiunto all’inquinamento atmosferico e allo smog che si respira quotidianamente, ne risulta un mix esplosivo”.
Particolare attenzione è da prestare a soggetti che sono più a rischio e che possono sviluppare malattie con più facilità: “Coloro che presentano patologie respiratorie, come gli anziani, sono più a rischio. Ma anche i soggetti fumatori possono avere un deficit più marcato nelle funzionalità respiratorie. – afferma l’allergologo – Per quanto riguarda i bambini, invece, esistono soggetti “atopici”, cioè predisposti, che nel corso dell’infanzia sviluppano reazioni allergiche come la dermatite atopica e altri disturbi della pelle”.

Foto di ADD
La soluzione a questo tipo di situazione sembra lontana e sempre meno a portata di mano, soprattutto se si pensa che la presenza di polveri sottili è legata indissolubilmente all’inquinamento del pianeta e all’emissione di gas serra: “Si prospetta sicuramente un peggioramento della situazione con l’andare avanti degli anni. – sostiene Sirena – E vedo difficile trovare una soluzione a questo fenomeno nell’ambiente in cui viviamo proprio perché respiriamo un’aria che contiene, oltre ai pollini, un’incredibile concentrazione di particelle nocive”.
Salvarsi da questa ondata crescente di allergie potrebbe prospettarsi fattibile solo affrontando un vecchio tema: diminuire sensibilmente lo smog e, di conseguenza, l’inquinamento atmosferico. Nel frattempo, però, un’alternativa per i soggetti allergici potrebbe essere il cosiddetto vaccino: “Si chiama Immunoterapia da allergene specifica ed è una terapia immunologica, non farmacologica, di cui è stata dimostrata scientificamente l’efficacia anche con una pubblicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1998. Se fatta preventivamente sui pazienti rinitici, la terapia può garantire una qualità della vita ottima e aiutare a prevenire lo sviluppo dell’asma”.
Giorgia Preti