La moda del futuro è etica e sostenibile: è questo che è emerso con chiarezza dall’ultima edizione di Pitti Immagine Uomo, svoltasi dall’11 al 14 giugno. Non si tratta di un semplice trend, ma dell’unica soluzione di cui disponiamo per diminuire l’impatto di questo settore sull’ecosistema.
Stando a diversi studi, l’industria della moda è infatti altamente dannosa per l’ambiente, seconda soltanto a quella petrolifera: a essa si devono il 10% delle emissioni totali di anidride carbonica e il 20% dello spreco globale di risorse idriche, senza contare la sorprendente quantità di insetticidi e pesticidi impiegata nelle coltivazioni di cotone. Da qui, la necessità di ripensare e reinterpretare la produzione tessile, individuando metodi e tecniche per renderla eco-friendly. Non finisce qui, però: all’industria della moda non si chiede soltanto attenzione al pianeta, ma anche rispetto nei confronti delle persone che lavorano per realizzare i capi che indossiamo ogni giorno.
Una moda ambientalmente e socialmente responsabile: negli ultimi anni, sono tante le aziende che si muovono in questa direzione. Alcune di queste, italiane e non, hanno partecipato alla 96esima edizione di Pitti Immagine Uomo, la manifestazione internazionale che si svolge a Firenze due volte l’anno con l’obiettivo di presentare gli ultimi progetti di moda maschile. Nato nel 1972, l’evento presenta le tendenze e le novità nell’ambito dell’abbigliamento e degli accessori per uomo, svolgendo un ruolo da protagonista nel mondo fashion e mostrandone la sua evoluzione.
Ad attirare molta attenzione nel corso della manifestazione sono state soprattutto Herno e Paul&Shark, case di moda made in Italy con sede principale rispettivamente a Lesa, in provincia di Novara, e Varese.
Herno, guidata da Claudio Marenzi, che è anche il presidente di Pitti Immagine, ha lanciato la nuova etichetta Globe, con la quale, da ora in avanti, si distingueranno tutti i progetti ecosostenibili dell’azienda. Durante l’evento hanno sfilato in passerella quattro capi iconici del guardaroba maschile: un gilet, un parka, una giacca militare e un bomber con cappuccio, tutti realizzati in tessuto composto per l’84% da nylon riciclato. Ottenuti da materiali di scarto anche bottoni e cerniere, mentre l’imbottitura, dove prevista, proviene dal circuito di recupero delle piume. Da non dimenticare le tinture, che prevedono il 50% di componenti di origine vegetale. Significativa la scelta di inserire nell’etichetta interna di ciascun capo della linea Globe una dettagliata spiegazione delle fasi di produzione, nell’ottica di rendere il consumatore finale il più consapevole possibile sulle scelte intraprese dall’azienda.
Paul&Shark, invece, si è fatta notare grazie al suo progetto Save the sea, che vede l’impiego di plastica destinata alla discarica per la realizzazione di una giacca 100% ecologica, nata dalla realizzazione con l’artista statunitense Greg Lauren, nipote del più famoso Ralph. “L’elevato know-how tecnologico nello sviluppo di processi di realizzazione di fili di poliestere riciclato ha permesso per ogni singola componente del capo, dalla zip, all’imbottitura interna, al tessuto di rivestimento, di essere realizzati con materiale da riciclo” ha spiegato Andrea Dini, presidente dall’azienda. “Oltre a dare nuova vita al materiale da riciclo, il processo produttivo consente una riduzione di consumo di energia, emissioni di CO2 e acqua, centrando l’obiettivo di produrre un capo del tutto sostenibile”.
Elisa Pino