Purtroppo ogni anno siamo costretti a testimoniare il modo irreversibile in cui le nostre montagne stiano cambiando, trasformando non solo il paesaggio intorno a loro, ma anche il nostro rapporto con esse.
La montagna non è solo natura, sport e turismo – quindi un catalizzatore di interessi anche economici -, ma anche una risorsa preziosa per il Pianeta poiché è il nostro serbatoio di acqua dolce. Ma per quanto potrà esserlo ancora?
Monte Bianco, crolla il seracco del ghiacciaio del Gendarme Rouge
A inizio febbraio 2020, tutti i giornali hanno pubblicato la notizia del crollo del seracco del ghiacciaio del Gendarme Rouge, sul Monte Bianco: la perdita di superficie totale è stata stimata in 120 mila metri cubi, un danno non da poco.
Il crollo, che per fortuna non ha avuto conseguenze sulle persone, mette in luce però un problema importante quello della salute precaria delle montagne, una situazione non sono italiana, ma estesa a tutto il mondo.
Montagne in pericolo a causa dei cambiamenti climatici
Il surriscaldamento globale minaccia le montagne e quindi le risorse idriche del Pianeta: una ricerca pubblicata su Nature Journal dal titolo “Importanza e vulnerabilità delle torri d’acqua nel mondo”, spiega che 2 miliardi della popolazione mondiale rischia di rimanere senza acqua.
La più importante torre d’acqua al mondo è quella dell’Indo in Asia, composta da vaste aree della catena montuosa dell’Himalaya e il cui bacino si estende dall’Afghanistan alla Cina, ma è anche una delle più vulnerabili.
Le principali torri d’acqua presenti negli altri continenti sono invece le Ande meridionali, le Montagne Rocciose e le Alpi, che sono riserve importanti rispettivamente per le Americhe e l’Europa.
In queste montagne la situazione è critica non solo per colpa del riscaldamento globale, ma anche a causa dell’incuria dell’uomo che, non sempre, predispone degli interventi utili a contenere il problema.
Le economie di montagna
La vulnerabilità della montagna rischia di creare danni ambientali e socioeconomici irreparabili. Il sistema-montagna produce infatti con il turismo, lo sport, ma anche l’allevamento e l’agricoltura milioni di euro (solo nel nostro Paese) ogni anno, ma basta poco perché un’intera realtà economica possa scomparire.
Pensiamo agli sciatori, che con le estati sempre più lunghe e calde e gli inverni più miti, trovano sempre meno neve in montagna e rischiano così di dover appendere gli scarponi al chiodo, con un conseguente danno anche le baite, gli impianti sciistici e tutte quelle realtà legate al turismo montano.
A questo si aggiunge il fatto che il caldo aumenta il rischio di slavine e questo tiene molti appassionati lontani dalle piste e non ci sarà qui bisogno di parlare dei danni che la neve artificiale può causare sul suolo e sull’equilibrio dell’ambiente circostante.
Inoltre il clima che cambia mette a rischio la produzione di eccellenze del territorio come le mele, le piante selvatiche o i formaggi che senza una giusta stagionalità rischiano di maturare troppo presto e così non rispondere alla domanda dei consumatori, mettendo in crisi molte piccole e medie aziende locali.
La montagna è un territorio ricco di biodiversità, ma delicato che oggi più che mai siamo chiamati a proteggere dal cambiamento climatico. Le buone pratiche le conosciamo: ridurre l’uso dell’auto e preferire il trasporto pubblico, puntare sull’energia rinnovabile e potenziare anche nel nostro Paese l’economia circolare.
Per salvare la montagna bisogna rispettarla e trasmettere alle prossime generazioni la sua memoria storica millenaria che speriamo anche in futuro abbia ancora qualcosa da raccontare.
Lucrezia Melissari