Greenpeace nacque il 15 settembre 1971. In cinquant’anni molti i risultati raggiunti
Ieri, 15 settembre, Greenpeace ha compiuto cinquant’anni di vita. Cinquant’anni vissuti pericolosamente, verrebbe da dire parafrasando un celebre film di Peter Weir. Cinquant’anni, soprattutto, vissuti sempre con lo stesso spirito combattivo e lo stesso desiderio di incidere, esponendosi in prima linea, contro i potenti del mondo a difesa del Pianeta Terra e dei suoi fragili ecosistemi, messi in serio pericolo dall’azione dell’uomo.
La storia di Greenpeace
Il 15 settembre 1971 un gruppo di dodici attivisti salpò da Vancouver, in Canada, a bordo di un peschereccio ribattezzato appunto Greenpeace, per provare a bloccare i test atomici statunitensi nel Pacifico voluti dall’allora Presidente Richard Nixon. La missione alla fine fallì, ma quel manipolo di “pazzi” avevano aperto la strada a un modo completamente nuovo di fare attivismo, un modo sì pacifico ma anche teatrale e mediaticamente molto efficace.
La teoria della “mind bomb”, la bomba mentale che doveva in qualche modo esplodere nelle coscienze delle persone, divenne un modus operandi che ha avuto anche il merito di fare proseliti e trovare nel corso del tempo migliaia e migliaia di convinti volontari. Tanto che oggi Greenpeace non è più un piccolo gruppo di persone riunito in un altrettanto piccolo ufficio di Vancouver, dove si svolgevano le prime riunioni del team, ma quella che possiamo definire una vera e propria armata, con sedi in ben cinquantacinque paesi e alle spalle migliaia di campagne organizzate – non sempre con successo, va detto –sempre originali e dirompenti, pronte a inchiodare governi e multinazionali alle loro responsabilità.
Impossibile, fra le tante, non ricordare quelle per la protezione dell’Artico (quando alcuni attivisti furono arrestati per oltre due mesi per aver abbordato una petroliera russa) o quelle per l’Antartide, dove Greenpeace oggi è l’unica organizzazione internazionale a essere presente con una base, installata negli anni Ottanta con lo scopo di poter avere diritto di voto sulle decisioni che si sarebbero prese sul “continente di ghiaccio”, alla pari degli Stati che all’epoca avevano già messo lì la propria bandiera.
Fra le tante battaglie portate avanti in questo mezzo secolo il successo più grande rimane probabilmente la moratoria internazionale contro la “caccia alla balena” a fini commerciali, introdotta nel 1986. Accordi, quelli, a cui soprattutto il Giappone fa fatica ad adeguarsi, ma anche in questo caso Greenpeace continua con il suo costante lavoro di denuncia e allarme. Senza tregua.
Al di là dell’azione spettacolare, infatti, il metodo dell’associazione passa anche attraverso una ricerca puntigliosa e una costante pressione politica nelle sedi istituzionali. Un lavoro a cui partecipano anche centinaia di avvocati e giuristi, votati alla causa. Perché lo show è utile, certo, ma poi il lavoro “d’ufficio” rimane comunque indispensabile, in un continuo ping pong fra forma e sostanza. Due canali, due modalità, due strade per raggiungere lo stesso unico scopo: difendere la natura. E se qualche risultato nel tempo è stato raggiunto lo si deve anche e soprattutto alla caparbietà di queste persone. E a quella “sporca dozzina” che cinquant’anni fa si imbarcò su un peschereccio per dar vita a una realtà fondamentale come quella che celebriamo oggi.
Buon compleanno, Greenpeace!
Ernesto Kieffer