Penso che il Covid-19 non abbia bisogno di presentazioni, questo virus appartenente alla famiglia dei coronavirus, ha iniziato la sua espansione da Dicembre 2019 – Gennaio 2020 partendo dalla città cinese di Wuhan nella regione di Hubei, ed arrivando in quasi tutto il mondo.
La gravità di questa pandemia è tale che molti stati, oltre alla Cina, hanno dovuto adottare delle misure di quarantena ed eliminare/ridurre drasticamente gli spostamenti delle persone e fermare/rallentare le attività produttive.
Questi rallentamenti, oltre ad aver provocato disagi nella popolazione e danni economici inimmaginabili ad alcuni paesi, hanno avuto anche una ripercussione sull’ambiente e sull’inquinamento, una sorta di “effetto collaterale positivo”.
A seguire, per trattare l’inquinamento, parleremo sia di CO2, che di NO2.
Il biossido di azoto, a differenza dell’anidride carbonica (CO2),non è prodotto anche da piante e animali, e la sua presenza è quindi indicativa delle emissioni prodotte solo ed esclusivamente da attività di origine umana come l’utilizzo di veicoli a motore, centrali elettriche e impianti industriali.
Gli effetti in Cina
Da Gennaio 2020, nel tentativo di contenere il coronavirus, la Cina ha imposto misure di quarantena dapprima nell’intera provincia di Hubei, ed in seguito in tutto lo stato.
Queste misure miravano a limitare la mobilità e chiudere fabbriche e luoghi di lavoro in tutto il paese.
I ricercatori sono giunti alla conclusione che le misure adottate per limitare l’espandersi del Covid-19 abbiano sortito un importante effetto di diminuzione delle concentrazioni di biossido di azoto.
Secondo il Center for Research on Energy and Clean Air (CREA), un’organizzazione che si occupa di ricerca sull’inquinamento atmosferico, le emissioni di CO2 sono diminuite del 25% tra il 3 febbraio e il 1 marzo per via delle misure per contenere la diffusione del coronavirus.
Inoltre, i ricercatori della statunitense NASA (National Aeronautics and Space Administration) hanno confrontato le concentrazioni di biossido di azoto tra il 1° e il 20 gennaio (prima della quarantena) con quelle rilevate tra il 10 e il 25 febbraio, e sono giunti alla conclusione che durante l’isolamento forzato di milioni di persone si è verificata un’importante diminuzione di biossido di azoto nell’aria.
La CNN, inoltre, spiega che il 30% delle emissioni di anidride carbonica mondiali è attribuibile alla Cina e, quindi, le misure di contenimento del coronavirus, seppur per un periodo molto limitato, hanno avuto un grosso impatto su tutta l’atmosfera terrestre.
Gli effetti in Italia
La pandemia in Italia si è manifestata presumibilmente a fine Gennaio 2020, ed il 14 Aprile 2020 il nostro paese era già il terzo paese al mondo per numero di casi totali.
La misura di contenimento adottata inizialmente è stata la messa in quarantena di 11 comuni dell’Italia settentrionale (in Lombardia e in Veneto), ma una serie di decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri hanno fatto sì che le misure diventassero sempre più restrittive ed estese all’intero territorio nazionale.
Queste restrizioni hanno causato un drastico calo di emissioni di diossidio di azoto, come ha fatto notare Claus Zehner, il capo della missione Copernicus (missione impegnate a rilevare i dati satellitari sull’inquinamento atmosferico).
Zehner ha affermato che la diminuzione delle emissioni di diossido di azoto sopra la Pianura Padana avvenuta in questo periodo di quarantena sia particolarmente evidente e che si possa affermare che il calo sia dovuto al minor traffico automobilistico ed alle attività industriali più contenute.
Secondo una stima dell’Ispra il calo delle emissioni di CO2 da traffico veicolare è stato di 139.960 tonnellate.
In conclusione, se riuscissimo a scindere il virus in sè dagli effetti che ne sono derivati nell’ambito dell’inquinamento atmosferico e provassimo a concentrarci per un momento su quest’ultimo, potremmo provare a cogliere l’unico lato positivo: potremmo andare sul terrazzo o in giardino e respirare aria di cui, fin’ora, potevamo godere solo durante le lunghe passeggiate in montagna.
Sergio Cremonesi