Ha un basso impatto ambientale, soddisfa le linee guida nutrizionali, è economica, accessibile e culturalmente accettabile: è questa la definizione di alimentazione sostenibile fornita dalla Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura che, dal 1945, si impegna per sconfiggere la fame nel mondo. Il suo obiettivo primario è garantire a chiunque, in tutto il mondo, un accesso regolare al cibo di buona qualità, senza il quale è impensabile condurre una vita sana e attiva.
Creare un pianeta “zero hunger” non è una missione semplice, soprattutto se si considera che, entro il 2050, la popolazione mondiale sarà di 9 miliardi di persone e che, con essa, aumenterà anche la domanda alimentare. Inoltre, oggi, le regioni più sviluppate del pianeta consumano più cibo di quanto necessario, prediligendo prodotti di origine animale che incidono negativamente sull’ambiente, impoverendo i terreni e mettendo in serio pericolo la biodiversità.
Per garantire cibo a sufficienza per le generazioni future, nonché per minimizzare l’impatto dell’alimentazione sull’ecosistema, è necessario ripensare il modo in cui viviamo la cucina e la tavola, riducendo il consumo di prodotti animali e combattendo gli sprechi. Fondamentale è inoltre mangiare meno e meglio, scegliendo cibi prodotti in modo etico e attento nei confronti dell’ambiente ma anche delle persone.
Se individuare e acquistare cibo sostenibile non è sempre facile, viene in nostro soccorso L’Alveare che dice Sì!, la piattaforma online (con relativa app per smartphone) che ci permette di mettere nel carrello cibo sano a km 0, che fa bene a chi lo mangia e all’ecosistema.
L’Alveare che dice Sì! è un progetto tanto semplice quanto rivoluzionario, che coniuga tecnologia, agricoltura green e sharing economy, creando un’efficiente rete di distribuzione tra produttori e consumatori. Gli Alveari, infatti, sono dei gruppi di acquisto 2.0 che consentono ai produttori locali, nel raggio di 250 km, di unirsi e mettere in vendita online frutta, verdura, latticini, carni, formaggi e molto altro, stabilendo liberamente i prezzi (e tenendo per sé ben l’80%). I consumatori registrati possono acquistare ciò che desiderano presso l’Alveare più vicino a casa, ordinando e pagando direttamente online, per poi ritirare la spesa settimanalmente in un luogo fisico, che può essere un bar, un ristorante, un co-working o altro ancora. Chiunque può aderire all’iniziativa, come semplice consumatore o come produttore, oppure ancora mettendo a disposizione i propri spazi per un Alveare, trasformandoli settimanalmente in un mercato della sostenibilità.
L’Alveare che dice Sì! è nato a Parigi nel 2013 ed è sbarcato in Italia un paio di anni dopo, nel 2015; oggi conta ben 216 Alveari da nord a sud della penisola, con una concentrazione importante in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna; il progetto è attivo, in misura minore, anche in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio e Sicilia. L’iniziativa è presente anche in Spagna, Belgio, Germania, Paesi Bassi e Svizzera, e l’obiettivo è quello di espandersi ancora, diffondendo in Europa e nel mondo la cultura della buona alimentazione. Perché, come si legge nel manifesto dell’Alveare che dice Sì!, mangiar bene è qualcosa che si impara.
Elisa Pino