Quando pensiamo all’inquinamento solitamente ci riferiamo alle emissioni nell’ambito dei trasporti, riscaldamento, industriale e simili.
Esiste però anche un altro tipo di inquinamento, non meno dannoso dei precedenti, quello luminoso.
Innanzitutto andiamo a definire cos’è questa forma di alterazione ambientale: ci troviamo in presenza di inquinamento luminoso quando un’introduzione di luce artificiale illumina zone al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata.
Per esempio, se un lampione situato a bordo strada illumina, oltre che alla zona stradale a lui dedicata, anche parte della volta celeste, ci troviamo in presenza di inquinamento luminoso. L’Italia, insieme alla Corea del Sud, è il Paese appartenente al G20 con più inquinamento luminoso e la pianura padana è una delle aree più luminose al mondo.
Le leggi sull’inquinamento luminoso
L’Italia è illuminata troppo e male.
Questo comporta problemi sul consumo energetico, sul comportamento degli animali, sulla possibilità di osservare il cielo stellato e, addirittura, secondo recenti studi, sul comportamento e sulla salute umana. Gran parte delle leggi che disciplinano l’inquinamento luminoso sono leggi regionali.
Il quadro si è completato solo negli ultimi anni, ma queste norme sono state varate solo da 18 regioni su 20 (fanno eccezione la Sicilia e la Calabria).
Le leggi in questione disciplinano le caratteristiche degli impianti da installare, l’orientamento delle lampade, la distanza minima che deve essere mantenuta tra i pali della luce e l’intensità del flusso luminoso che varia per le diverse tipologie di strade. In Lombardia è addirittura entrata in vigore una delle leggi più avanzate del settore, che prevede una riduzione dell’emissione di luce in misura non inferiore al 30% entro mezzanotte (oltre ad imporre l’uso di lampade ad alta efficienza luminosa).
Prima dell’adozione delle leggi regionali, l’unico riferimento normativo in materia di illuminazione stradale era rappresentato dalle norme tecniche. Queste norme, però, trattano solamente la sicurezza, quindi, i livelli minimi di luminanza da assicurare a seconda del tipo di strada. Fortunatamente sono poi state approvate la norma UNI 10819 e UNI 10439 a difesa della volta celeste, che legiferano riguardo la dispersione verso l’alto del flusso luminoso. Sia le norme tecniche che i regolamenti regionali individuano anche delle zone più sensibili come gli osservatori astronomici.
Le leggi, quindi, non mancherebbero, ma molto spesso il problema è riuscire ad applicarle.
Che danni causa?
Secondo l’International Dark-Sky Association, in un anno negli Stati Uniti, l’illuminazione esterna utilizza circa 120 terawattora di energia, ma questa illuminazione viene sprecata per circa il 50%. Economicamente le cifre si aggirano sui 3,3 miliardi di dollari con l’emissione di 21 milioni di tonnellate di CO2 all’anno (dovremmo piantare 875 milioni di alberi ogni anno per compensare).
L’Italia è il Paese che, a livello europeo, spende di più per l’illuminazione pubblica, circa 1 miliardo e 800 milioni di euro all’anno (stiamo parlando di 100.000 kWh a testa ogni anno, il doppio dei tedeschi e degli inglesi).
Oltre ai danni economici ci sono i danni ambientali.
Il bioritmo umano è programmato per alternarsi tra il giorno e la notte ma può essere alterato dalla luce artificiale. Un bioritmo non ben sincronizzato potrebbe avere effetti negativi sulla salute, come depressione, tumori, diabete, obesità e depressione del sistema immunitario. È noto, inoltre, che la luce blu proiettata dai led può interferire con la qualità del nostro sonno.
L’Organizzazione mondiale della sanità ha rilevato che chi è esposto alla luce artificiale per molte ore (come chi lavora di notte) ha una più alta insorgenza di tumori, tanto da inserire l’inquinamento luminoso tra i fattori classificati “probabilmente cancerogeni”.
Nel mondo animale l’inquinamento luminoso ha effetti anche sui flussi migratori, i rituali di accoppiamento, la caccia e molti altri processi essenziali per la vita di piante, insetti e animali.
Non solo danni per la salute
Per poter ammirare il cielo stellato, distinguere le costellazioni, o poter scorgere nebulose e galassie ad occhio nudo o con un piccolo telescopio, attualmente è necessario allontanarsi molto dalle città che rendono il cielo più luminoso dei deboli oggetti che si cercano di vedere.
Esistono molte associazioni di astrofili e associazioni dedicate cha lavorano gratuitamente per cercare di fare rispettare le leggi in vigore e permettere al cielo di mostrarci le meraviglie che per ora ci sono celate dall’inquinamento, alcune di esse sono: CieloBuio, Unione Astrofili Italiani (UAI), Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Inquinamento Luminoso ((ISTIL) e International Dark-Sky Association.
Per poter fare eventuali segnalazioni potete contattare queste associazioni o il circolo di astrofili delle vostre città.
Possibili soluzioni
Per ridurre l’inquinamento luminoso possiamo adottare delle semplici misure:
- utilizzare lampade da esterno che non disperdono luce verso l’alto.
- usare solo la quantità di luce necessaria.
- spegnere le luci in eccesso.
- utilizzare sensori di movimento o timer per accendere le luci di sicurezza.
Questi semplici accorgimenti possono portare vantaggi anche economici e maggior sicurezza nelle strade, in quanto la luce non rischia di infastidire la vista permettendo una guida più sicura. Inoltre, quando possibile, risulta una scelta migliore installare lampadine al sodio rispetto ai LED.
L’atmosfera terrestre, infatti, diffonde e trasmette la luce blu molto di più rispetto a quella gialla o rossa, si vedono spesso “bagliori” e “nebbia” intorno e sotto i lampioni di illuminazione stradale a LED non appena l’umidità dell’aria aumenta, mentre quelli con lampadine al sodio arancioni sono meno inclini a mostrare tale fenomeno.
Questo tipo di inquinamento viene molto spesso sottovalutato, ma ognuno di noi può concretamente fare qualcosa per ridurre questo fenomeno in modo da poter risparmiare denaro, guadagnarci in qualità della vita e tornare a poter ammirare gli astri e le meraviglie della volta celeste.
Alessandro Biasia