L’India è tra i Paesi più inquinati al mondo e lo ha confermato il rapporto pubblicato da Greenpeace in collaborazione con AirVisual, secondo cui la città con l’aria più irrespirabile è Gurugram, sobborgo di Delhi.
Ma quando parliamo di inquinamento non ci si può limitare ad analizzare i valori dell’aria, ma vanno considerati anche il suolo, le falde acquifere, i fiumi e i laghi, l’usi di pesticidi, il numero e tipo di fabbriche come anche l’estensione delle foreste e il diffondersi dei fenomeni di cementificazione.
Negli ultimi anni è stato monitorato lo stato di salute del Gange, il fiume sacro degli Induisti, che è tra i più inquinati al mondo, pieno di immondizia e schiuma sulle quali aleggia un acre fetore – anche se tutto questo non impedisce ai fedeli di bagnarsi e purificarsi nelle sue acque.
Il Gange, il sacro gigante inquinato
Le acque del «Ganga Mata» (madre Gange) sono cristalline quando sgorgano dalle vette dell’Himalaya e si intorpidiscono man mano che proseguono nella loro lunga corsa, assumendo a tratti un preoccupante colore rosso scuro.
Il Gange è ormai diventata una fogna a cielo aperto: circa 4,8 miliardi di litri di acque nere, prodotte da 450 milioni di residenti, entrano quotidianamente nel corso del fiume che, dalle sorgenti al mare, misura ben 2.525 chilometri.
Ripulire le acque del Gange, un’impresa non solo politica
Per ripulire le acque del fiume sono stati messi a disposizione, dal 2014, l’equivalente di tre miliardi di dollari, ma solo in parte sono stati investiti e ad oggi è stato realizzato soltanto il 20% degli interventi.
Per la maggior parte sono stati fatti lavori di abbellimento delle sponde nelle località più in vista come Varanasi e Kanpur, ma poco o nulla è stato programmato per risolvere i maggiori fattori di inquinamento, come gli scarichi delle città che fanno defluire le fogne nel fiume, senza nessun filtro o depurazione, e i liquami tossici riversati dalle industrie. Ad aggravare la situazione le tonnellate di ceneri delle cremazioni gettati ogni anno nel fiume.
HelpUsGreen, un’impresa sociale per ridurre l’inquinamento del Gange
Per aiutare il Gange, due amici, Ankit Agarwai e Karan Rastogi, hanno fondato HelpUsGreen, un’impresa sociale che mira a ridurre l’inquinamento del fiume raccogliendo gli scarti dei fiori gettati in acqua, utilizzandoli per farne un fertilizzante organico o trasformandoli in incenso.
Questa impresa inoltre fa del bene a più livelli perché impiega soprattutto giovani donne provenienti dagli strati socio-economici più bassi, cercando di renderle indipendenti economicamente e di accompagnarle in un processo di emancipazione sociale.
HelpUsGreen è un esempio di economia circolare, una sfida ambientale che mette insieme innovazione e sostenibilità, un impegno che molte aziende dovranno imitare se vogliono continuare a restare sul mercato.
Nel 2014 la Banca Mondiale ha calcolato che il degrado ambientale dell’India sarebbe di circa 80 miliardi di dollari all’anno e che potrebbe rappresentare l’ostacolo maggiore per la futura crescita economica del Subcontinente Indiano.
Le imprese sociali avranno quindi un ruolo importante, per ridare slancio all’area, perché si struttureranno sempre più attività e servizi innovativi e rigenerativi che consentiranno uno sviluppo sostenibile, generando parimente benessere sociale e ambientale.
In India povertà e inquinamento la fanno ancora da padrone e spesso il primo fattore incide in maniera negativa sul secondo impedendo che la qualità della vita si alzi.
Le imprese sociali, soprattutto medio-piccole, potrebbero rappresentare una svolta per tanti indiani che riusciranno così a migliorare la loro situazione economica aiutando allo stesso tempo il loro Paese.
E forse chissà, tra qualche anno, il Gange potrebbe tornare ad essere il fiume sacro, le cui acque cristalline fanno davvero miracoli.
Lucrezia Melissari