Nell’immaginario collettivo il mare e la sua forza, al tempo stesso costruttiva e distruttiva, conservano un grande fascino: se infatti abbiamo imparato a sfruttare il moto delle onde e delle maree per produrre energia, spesso questa furia è talmente smisurata da cancellare ogni cosa al suo passaggio.
Conoscere il mare per difendersi dagli tsunami
Dal 1998 al 2017 sono state 251.770 le persone morte a causa di tsunami e terremoti, che hanno inoltre causato danni per un valore di 661.5 miliardi di dollari. Per questo da ormai da qualche anno il 5 novembre è stata istituita la Giornata mondiale di consapevolezza degli tsunami, data scelta, non a caso, per ricordare un fatto avvenuto in Giappone nel XIX secolo.
In quel giorno, nel 1854, Goryo Hamaguchi, un abitante del villaggio di Hiro-Mura, riconobbe i segnali di uno tsunami imminente e improvvisò un sistema di allerta di notevole efficacia: diede fuoco ai suoi fasci di riso e così salvò la vita di molti abitanti del villaggio, che vedendo il fumo accorsero in suo aiuto per spegnere le fiamme.
I metodi preventivi all’evacuazione
Dal 2004 i governi e le comunità asiatiche e del Pacifico, che sono tra le più colpite dai maremoti, stanno investendo nella preparazione per l’evacuazione, addestrando gli abitanti a fuggire e rifugiarsi in apposite strutture di emergenza in caso di pericolo imminente.
Nel corso degli anni i sistemi di allerta rapida si sono evoluti, specialmente dopo lo tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano, che provocò quasi 226.000 vittime. Questa tragedia portò all’introduzione del Sistema d’allarme e di riduzione dell’impatto degli tsunami nell’Oceano Indiano.
I danni collaterali degli tsunami
Lo scorso anno la Commissione oceanografica intergovernativa dell’UNESCO ha invitato i funzionari responsabili per la gestione dei disastri di 24 Paesi a partecipare a una delle più grandi esercitazioni di simulazione di uno tsunami mai organizzati finora, un’occasione per concordare dei piani di azione in caso di pericolo.
Gli tsunami, infatti, non cancellano solo le vite umane e le infrastrutture, ma possono avere dei danni collaterali ancora più catastrofici, come ha dimostrato lo tsunami nel Giappone orientale del 2011 che scatenò l’esplosione nella centrale nucleare di Fukushima, che ancora adesso è una zona a rischio radiazioni.
Il mare da pericolo a risorsa
Il mare per molti popoli è un pericolo costante, ma per altri è una risorsa, perché garantisce la produzione di elettricità, tanto che alcune proiezioni indicano che entro il 2050 il 10% del fabbisogno energetico europeo potrebbe essere prodotto dal mare.
L’energia prodotta dalle onde è una risorsa non molto utilizzata e ancor meno conosciuta, ma molte regioni scandinave stanno investendo sul moto ondoso – e anche l’Italia negli ultimi decenni sta cercando di occuparsi delle tecnologie collegate ai moti del mare.
Dalle ultime ricerche è emerso che il consumo annuo di elettricità dell’Europa è pari a 3.300 Terawatt/ora (Twh), cioè a 3.300 miliardi di Kilowatt/ora e poiché le stime sul potenziale energetico del moto ondoso degli oceani variano da 4 a 29.500 Twh nel futuro il mare potrebbe aiutarci a produrre più energia elettrica.
L’energia che arriva dal moto ondoso viene convertita dai Wave Energy Converters (Wec) che trasformano l’onda in elettricità. Sfruttare il moto ondoso del mare per creare energia potrebbe fornire una nuova alternativa rinnovabile e rendere autonome molte piccole isole.
Nel futuro quali mari potranno produrre più energia?
In alcune zone – per ragioni fisiche e di correnti – si può sfruttare, meglio che in altre, il moto ondoso: un esempio è la costa atlantica, uno dei migliori siti al mondo in questo senso, con onde imponenti che viaggiano attraverso l’oceano senza perdere energia, raggiungendo infine le coste di Regno Unito, Irlanda, Francia, Portogallo e Spagna.
Ma anche il Mar Mediterraneo, sebbene presenti un moto meno impetuoso, è considerato dagli esperti un’opportunità, non solo per l’Italia, ma per tutti i Paesi che ne sono bagnati.
Il mare quindi non è solo una minaccia, ma anche un prezioso alleato.
Lucrezia Melissari