L’acquaponica è un tipo di agricoltura mista ad allevamento che si basa su una combinazione di acquacoltura e coltivazione idroponica. In un sistema acquaponico l’acqua delle vasche per acquacoltura, in cui stanno i pesci, viene pompata in quelle idroponiche, in modo tale che le piante che vi si trovano possano filtrarla sottraendo diverse sostanze di scarto e ricavandone contemporaneamente nutrimento. L’acqua così filtrata può tornare nelle vasche per acquacoltura e riprendere il suo ciclo.
Un’agricoltura sostenibile e produttiva
Nelle vasche possono essere allevati pesci d’acqua dolce per consumo alimentare, ma anche semplicemente ornamentali o con finalità di ripopolamento faunistico. Inoltre, con l’idroponica si possono coltivare moltissimi ortaggi, dalle verdure a foglia ai pomodori e alle zucchine, rispettando la stagionalità delle piante.
Da Malaga a Treviso: l’acquaponica contagia l’Europa
Nei laboratori del centro La Noria di Malaga, dal 2015, si lavora per avviare un processo funzionante, sostenibile e replicabile di impianto di acquaponica. Qui vengono allevati dei pesci d’acqua dolce tropicale, tra i più consumati al mondo.
I pesci vengono alimentati e suddivisi tra varie vasche a seconda dell’età e ogni vasca è dotata di un sistema di coltivazione idroponica di diverse specie vegetali, dalla lattuga alla bieta, che si nutrono dei nitrati prodotti dagli scarti dei pesci.
Piante e animali convivono in simbiosi, riuscendo a produrre cibo senza la necessità di impiegare fertilizzanti o antibiotici. Lo stesso compost per la coltivazione idroponica viene prodotto dai residui organici delle vasche, in un ciclo chiuso.
A Treviso protagoniste dell’acquaponica sono le carpe
In Italia le carpe sono diventate le migliori alleati di alcuni allevatori. Gli agricoltori trevigiani sono stati tra i primi a partecipare al progetto Acquavet, un’idea internazionale che vede insieme la Marca Trevigiana, Svizzera e Slovenia.
Oltre all’Istituto Sartor, capofila dell’iniziativa, sono stati coinvolti l’Università di Padova, il Museo naturale di Montebelluna e altre realtà del territorio. Lo scopo della ricerca era capire se fosse possibile utilizzare ciò che il territorio offriva naturalmente, cioè le carpe, per realizzare un nuovo tipo di agricoltura e la risposta è stata positiva.
Lo pesca nel mondo
Secondo i dati della FAO il Mediterraneo si merita purtroppo la bandiera nera per la pesca meno sostenibile (con il 62,2% di stock sovra-sfruttati), seguono il Mar Nero, il Sud-est del Pacifico e l’Atlantico sudoccidentale.
Lo Stato della pesca e dell’acquacoltura mondiale mostrano quanto sia importante la pesca e la piscicoltura come mezzo principale di sostentamento per milioni di persone, incluse le famiglie appartenenti ad alcune delle comunità tra le più povere al mondo.
In tutto il mondo circa 60 milioni di persone (il 14% delle quali donne) lavorano direttamente nel settore della pesca e dell’acquacoltura, il cui valore di produzione di vendita nel 2016 ha raggiunto i 362 miliardi di dollari (secondo dati FAO).
Circa il 59,9% delle principali specie ittiche commerciali monitorate dalla FAO, vengono attualmente pescate a livelli biologicamente sostenibili, mentre il 33,1% viene pescato in modo insostenibile, trend che peggiora drammaticamente con il passare del tempo.
L’acquaponica come risorsa
L’acquaponica potrebbe offrire una soluzione al problema offrendo circa 20 chilogrammi di pesce per metro cubo di acqua e potrebbe rappresentare una risorsa preziosa per 3,2 miliardi di persone a livello globale che dal pesce ottengono un quinto delle proteine animali.
Potrebbe, in diverse regioni del mondo, risolvere il problema della penuria alimentare offrendo non solo pesce, ma anche verdure e ortaggi. Ma il sistema non è ancora molto diffuso e molti agricoltori non vedono ancora benefici sufficienti per staccarsi dall’agricoltura tradizionale.
Lucrezia Melissari