Da quando c’è l’agricoltura intensiva, l’ape soffre e muore a causa dell’inquinamento e dei pesticidi. Ma anziché salvarla si pensa a sostituirla con robot o bombi comprati apposta per impollinare, quindi si arriva a parlare di un utilizzo “usa e getta”.
Un tema, questo, di vitale importanza per la ‘buona salute’ del nostro pianeta. Le api stanno scomparendo a causa dell’abuso di pesticidi e del surriscaldamento globale della Terra prodotto dalle industrie, dagli allevamenti intensivi e dall’immissione massiccia nell’aria di ogni sorta di inquinanti.
Come possiamo porre rimedio a questo disastro?
A volte percorrendo strade curiose, come lo studio di nuovi sistemi di impollinazione che rasentano la fantascienza, in sostituzione delle api. Ma, se da una parte questi imenotteri muoiono in tutte le parti del mondo, dall’altra la produzione del miele è in aumento a livello planetario. Bisogna districarsi tra contraffazioni, prodotti adulterati con l’aggiunta di zuccheri o sciroppi ed etichette poco trasparenti. Anche se l’Italia ha ottenuto l’obbligo di inserire più informazioni sui paesi di provenienza, a ben guardare purtroppo molte cose non tornano. Soprattutto le api.
Api in via di estinzione: quali sono i rischi?
Carestie, perdite economiche, raccolti in rovina: sono solo alcune delle gravi conseguenze provocate da un’eventuale e definitiva moria delle api. Già da qualche anno, infatti, gli ambientalisti e gli apicoltori di tutto il mondo hanno lanciato l’allarme relativo ad una drastica diminuzione di esemplari d’ape, gli insetti impollinatori essenziali per il ciclo vitale del pianeta.
Di alcune soluzioni al problema, e di alcune azioni intraprese, ne avevamo già parlato, tuttavia ci sembra opportuno ribadire alcuni dati sull’emergenza in corso.
Negli ultimi anni l’Unione Europea ha subito una riduzione pari a circa il 50% degli alveari, cifra che in Italia raggiunge una percentuale del 20-30%. Le api contribuiscono da sole alla riproduzione di circa 39 specie vegetali sulle 57 più comuni.
Anche Albert Einstein affermò che “Se le api si estinguessero, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”; una frase forse catastrofica, ma basti pensare alla diminuzione della produzione agricola: mercati e negozi di alimentari sarebbero drasticamente svuotati, popolazioni che vivono di agricoltura rischiano la povertà e grandi aziende potrebbero chiudere, per elencare alcune delle probabili conseguenze.
Il miele sintetico
Un altro pericolo legato alla moria delle api è che i prezzi aumentino, e con loro anche il rischio delle frodi.
Sciroppo a base di riso, un po’ di polline e l’aroma giusto per la varietà richiesta: ormai in Cina il miele lo fabbricano direttamente gli esseri umani.
Cina e Bulgaria sono i paesi dove maggiormente si concentrano le contraffazioni. Ma i metodi sono diversi. L’insidia maggiore è quella cinese: la contraffazione a base di sciroppo di riso è difficile da scoprire perché gli zuccheri contenuti sono talmente simili a quelli naturali del miele che anche con le analisi isotopiche, ovvero le più specifiche previste, risulta complicato smascherarla. Non solo: i sistemi usati per adulterare il miele cambiano in continuazione e purtroppo i sistemi analitici sono sempre un passo indietro.
Perciò ecco un consiglio ai consumatori: è necessario fare attenzione all’origine del prodotto e se c’è la possibilità di scegliere, meglio quello italiano: ci sono 40 mieli diversi, e si tratta della più vasta varietà di miele al mondo.
Uno studio pubblicato da Food Safety News ha rivelato che almeno il 76% del miele commercializzato nei supermercati e nei negozi è stato sottoposto ad un processo chiamato ultrafiltrazione, che rimuove le impurità e le tracce di cera, ma anche il polline.
Molti produttori affermano che si tratti di un processo necessario per evitare la cristallizzazione e prolungare la data di scadenza del prodotto, a totale discapito, però, della qualità. In questo modo, infatti, il miele viene privato delle sue innumerevoli proprietà benefiche.
Gran parte del miele che arriva sugli scaffali di negozi e supermarket è diluito e pressoché del tutto privo di polline e nutrienti in quanto sottoposto a procedure di filtraggio che avvengono ad altissime temperature.
Api robot per impollinare e proteggere le piantagioni
Una soluzione palliativa, per certi aspetti, arriva dalla multinazionale americana Walmart.
L’azienda ha presentato una serie di brevetti dedicata ad api-drone pensate per automatizzare il settore dell’agricoltura. I piccoli robot volanti non solo si occuperebbero di impollinazione, ma anche di spruzzare pesticidi, scacciare uccelli e altri predatori che fanno incetta di sementi, monitorare la crescita delle piante e verificare potenziali danni con appositi sensori. Insomma, si punta a una vera e propria rivoluzione robotica, che il colosso statunitense del commercio al dettaglio – il più grande al mondo – vuole far sua per contrastare i concorrenti e tenere sotto controllo l’intera filiera dei prodotti alimentari commerciati, dalla produzione alla consegna al cliente finale.
Le api-drone dei brevetti sono così specializzate che riescono a riconoscere il tipo di parassita con cui hanno a che fare e predisporre una risposta di rimozione “chirurgica”. Così verrebbe del tutto superata la dispersione massiva di pesticidi con aerei e altri mezzi, che oltre ad essere estremamente costosa produce effetti dannosi per l’ambiente. Walmart è comunque ben consapevole che la sensibilità verso i prodotti totalmente ecologici è in costante aumento anche negli Stati Uniti, dunque tiene a precisare che i robot ‘cecchini’ con munizioni al pesticida sono solo una delle opzioni sulla carta.
La potenziale scomparsa delle api, comunque, è un problema globale, dunque gli ingegneri di Walmart non sono i primi ad aver ideato droni impollinatori. Recentemente ne hanno presentato dei prototipi sia il National Institute of Advanced Industrial Science and Technology (AIST) che il Savannah College of Art and Design. In questo secondo caso, la studentessa Anna Haldewang ha chiamato l’ape robot “Plan Bee”, proprio per sottolineare la necessità di un’alternativa alla possibile estinzione dei preziosi imenotteri.
Siamo, dunque, arrivati addirittura a un paradosso innaturale. L’ape viene studiata per scoprirne i segreti e capire come fa a passare da un fiore all’altro per migliorare il cervello di un drone, che dovrebbe sostituirla.
Benedetta Bassi