Occorre gettare uno sguardo al futuro, essere (per così dire) lungimiranti, per capire che il tenore con il quale l’uomo sfrutta il pianeta non potrà essere sostenibile per molto tempo. Cementificazione degli spazi verdi, inquinamento atmosferico e catastrofi naturali che richiamano all’ordine l’umanità (anche se per poche settimane): le soluzioni per poter continuare a vivere in pace con l’ambiente sono un obiettivo primario.
Tra queste spicca un progetto totalmente “made in Italy” targato WASP, World’s Advanced Saving Project, un’azienda di Ravenna, leader nel settore delle stampanti 3D che ha deciso di mettere i bisogni dell’ambiente e dei suoi abitanti al primo posto progettando case composte da materiali di scarto (tra cui terra, lolla di riso e paglia) realizzate con una innovativa stampante 3D, “Crane WASP” e la collaborazione di RiceHouse, che ha fornito le fibre vegetali per la costruzione.
A spiegarci la genesi del progetto, denominato “Gaia”, e la necessità di una tecnologia a servizio del mondo sono stati Alberto Chiusoli, uno dei quattro ingegneri progettisti, e il CEO di WASP, Massimo Moretti: “Gaia è una risposta a un bisogno: quello di costruire una casa per chi non ha abbastanza soldi per comprarsela e il bisogno di costruire case per tre miliardi di persone senza distruggere il pianeta con la Co2, considerando che una tonnellata di cemento genera a sua volta proprio una tonnellata di anidride carbonica. Da lì nasce la nostra ricerca come approccio alternativo alla costruzione, cercando di costruire case con materiali a basso impatto, buone caratteristiche di comfort e a basso costo” spiega Moretti.
Ventidue chilometri di estrusione (“quasi una mezza maratona” ironizza Chiusoli), nove metri cubi di materiale e 100 ore di lavorazione. Questi sono i numeri di “Gaia”, che per la sua costruzione ovviamente non richiede nessun tipo di cemento. La mescola di cui è composta la casa, infatti, conta per il 25% terreno prelevato sul luogo della costruzione (30% argilla, 40% limo e 30% sabbia), per il 40% paglia di riso trinciata, per il 25% lolla di riso, fornito da RiceHouse, e il 10% calce idraulica. Un insieme di materiali che richiede due mesi per la seccatura totale, ma che garantisce una durevolezza nel tempo: “I materiali utilizzati sono biodegradabili, ma degradano solo se esposti per lunghi periodi alle intemperie. – continua Moretti – Se le costruzioni sono protette dal tetto possono durare per sempre. Sotto la pioggia continua e senza copertura durerebbero all’incirca 20 anni”.
A fare da modello per la casa, come spiega l’ingegnere, è stata la vespa vasaia (come si legge anche dal nome dell’azienda), che crea il proprio nido con i materiali reperibili in loco. Un “unicum”, quindi sia per quanto riguarda il progetto, che per le prestazioni energetiche, come sottolinea Chiusoli: “Le prestazioni sono state certificate e sono paragonabili a quelle di una casa di classe A4. È stato un risultato ben oltre l’immaginabile per noi”.
Accantonando per un momento il lato ecosostenibile, è il momento di fare i conti per capire quanto potrebbe costare “Gaia”: “Dipende dalla finitura. – commenta il CEO di WASP – La materia in sé costa poco, quasi niente, ma se poi ci si vuol mettere per esempio porte con doppi vetri, lì ci sono costi diversi. Si parte dai 500 euro fino ai 10.000 euro”.
E se il progetto viene fornito gratuitamente dall’azienda “per il bene del mondo”, come spiega Moretti, ciò che rappresenta Gaia può essere considerato lo scopo ultimo di WASP: “Dal 2012 sviluppiamo macchine per la stampa 3D con l’obiettivo di risolvere questo tema della casa a basso impatto e basso costo. – conclude Moretti – In queste sette anni ci siamo finanziati costruendo mano a mano macchine più grandi e quest’anno siamo riusciti a terminare questa parte della ricerca costruendo una casa che dimostra che tutta la filiera della tecnologia è completa”.
Giorgia Preti