È di questi giorni la notizia della firma al decreto “end of waste”, che consentirà di riciclare i “pap”, prodotti assorbenti per la persona, ovvero pannolini, pannoloni per incontinenti e assorbenti igienici femminili,
Ma cosa si intende esattamente con “end of waste”? Si tratta del processo che consente a un rifiuto trasformarsi in un non-rifiuto, cioè in un prodotto, legittimando normativamente la trasformazione di un costo (rifiuto) in valore (non-rifiuto). È un processo che richiede di essere disciplinato con cura, prima di tutto dall’Ue e in seconda battuta dai singoli Stati membri, e permetterà di recuperare e non mandare a incenerimento o discarica ben 900 mila tonnellate l’anno di rifiuti.
Il decreto End of waste regola il riciclo e fissa i criteri per i quali un rifiuto può essere definito materia prima seconda, ovvero quei materiali che, opportunamente trattati, permettono di ottenere un materiale praticamente uguale a quello da estrarre, rispettando l’ambiente ed evitando di sottrarre le materie prime ormai limitate; inoltre è il primo, in Europa e al mondo, a stabilire i criteri specifici per la cessazione della qualifica di rifiuto di questa tipologia di prodotti.
Assecondare le innovazioni di processo e di prodotto all’interno dei circuiti dell’EoW è, dunque, il cuore di una strategia a sostegno dell’economia circolare e più in generale dell’ambiente, in una fase in cui quello dei pap (prodotti assorbenti per la persona) è un argomento molto discusso. Si tratta di un enorme passo avanti, un traguardo importante per l’ambiente ma anche per i cittadini, i comuni, per l’industria e per l’Italia, che per prima al mondo ha aperto il percorso tecnologico e normativo per il riciclo di questo tipo di rifiuti.
Nel decreto sono state integrate le osservazioni provenienti dall’Iss, Istituto Superiorità di Sanità, e dall’Ispra in merito all’assenza di impatti sulla salute e sull’ambiente. Inoltre, il decreto recepisce i criteri dell’art. 184-ter del Codice dell’ambiente, avendo il Ministero dell’Ambiente verificato l’esistenza di un mercato dei tre materiali che vengono recuperati dal processo di trattamento dei prodotti assorbenti per la persona usati: cellulosa, plastica e polimero super assorbente e la dimostrazione, attraverso test di laboratorio e industriali, che i materiali di riciclo dei prodotti assorbenti per la persona usati hanno prestazioni analoghe alle materie prime “vergini”.
In Italia è sorto anche il primo impianto per il riciclo dei pannolini, il FaterSmart di Vedelago, nel Trevigiano, il quale ha stravolto completamente la gestione del fine vita dei prodotti assorbenti per la persona: grazie all’approvazione del decreto si potrà finalmente procedere con l’avvio della fase industriale della tecnologia FaterSmart, che è appunto l’unica al mondo in grado di riciclare al 100% questa tipologia di rifiuti.
Normalmente i pannolini sporchi “usa e getta” vengono gettati nel bidone del secco indifferenziato e in seguito sono inviati agli inceneritori oppure seppelliti nelle discariche. Si calcola che i prodotti assorbenti per la persona usati costituiscono circa il 4% dei rifiuti solidi urbani. Ogni anno in Italia vengono smaltiti in discarica 900 mila tonnellate di tali prodotti, con conseguenze devastanti sull’ambiente. Eppure, per assicurare la migliore vestibilità e garantire le migliori condizioni igieniche, le materie prime utilizzate per produrli sono di elevata qualità.
L’ideale sarebbe utilizzare i pannolini lavabili, ma, dal momento che una grossa parte della popolazione non riesce proprio a farne a meno, Fater è riuscita a trovare una soluzione al problema, e sarà destinata a fare scuola a livello globale.
Ogni anno circa il 4% del fatturato di Fater viene investito in ricerca e sviluppo per la creazione di prodotti innovativi e più sostenibili. La visione della sostenibilità ambientale dell’azienda include l’ottimizzazione dell’utilizzo delle materie prime, la catena del valore sostenibile e il riciclaggio dei materiali. Negli ultimi 20 anni, il peso dei pannolini per bambini è stato ridotto del 45%, l’imballaggio del 68% e il peso dei pannoloni per incontinenza del 19%.
L’impianto è in grado di trattare, a regime, 10.000 tonnellate l’anno di prodotti assorbenti usati, servendo una popolazione di circa 1 milione di persone: con un’attività di ricerca continua, i prossimi sviluppi del progetto puntano all’avviamento di nuovi impianti in Italia e all’estero.
Pannolini e altri prodotti assorbenti per la persona usati che arrivano all’impianto dopo la fase di raccolta, vengono trasferiti direttamente all’autoclave, dove, attraverso la pressione del vapore e senza combustione, vengono aperti e sterilizzati. Una volta completato il ciclo, i prodotti vengono riciclati e separati in plastica, cellulosa e polimero super assorbente. Queste nuove materie prime seconde di alta qualità, possono essere utilizzate in molti processi di produzione: le materie plastiche sono adatte per la maggior parte dei tipi di processo dell’industria plastica, mentre la cellulosa può essere utilizzata per diverse applicazioni, inclusi prodotti assorbenti per animali domestici, carta e tessuti di alta qualità. Il polimero super assorbente, d’altra parte, sarà riciclato in nuovi prodotti assorbenti e per l’uso nell’industria del giardinaggio.
Il processo FaterSMART comporta notevoli vantaggi ambientali ed economici: l’eliminazione di prodotti assorbenti dalle discariche e dagli inceneritori evita emissioni equivalenti a quelle assorbite ogni anno da oltre 30.000 alberi. Riciclare questi rifiuti potrebbe salvare il consumo di 10 ettari di terreno ogni anno, un’area equivalente a 13 campi da calcio. Il riciclo di questi rifiuti in materie prime di alta qualità è altrettanto significativo, in quanto possono essere utilizzati in molti nuovi prodotti. Da 1 tonnellata di rifiuti separati, è possibile produrre fino a 150 kg di cellulosa, 75 kg di plastica e 75 kg di polimero super assorbente.
Per ricavare ancora più valore dalle materie prime seconde, FaterSMART ha creato e coordina il consorzio EMBRACED, un’iniziativa finanziata dalla Comunità Europea che coinvolge 13 aziende di 7 Paesi diversi. L’obiettivo del consorzio è sviluppare un modello integrato di bioraffineria, basato sul miglioramento della frazione cellulosica dei prodotti assorbenti per la persona usati, per la produzione di polimeri e biofertilizzanti a base biologica
Si tratta di una svolta davvero importante per la Terra e una grande opportunità in un paese che ha bisogno di occuparsi di ambiente, sostenere lo sviluppo e contrastare lo smaltimento illegale.
Benedetta Bassi