Roma e i romani si trovano, loro malgrado, a vivere una nuova emergenza sul fronte rifiuti. La chiusura temporanea della discarica di Colleferro (si fermerà in ogni caso a fine anno) mette in seria difficoltà Ama, la municipalizzata del Campidoglio che, stando a fonti interne all’azienda, ha allertato le istituzioni al fine di scongiurare un’emergenza e un rischio igienico-sanitario.
La capitale, fiore all’occhiello di un Paese ricco di bellezze culturali e di turismo, è sull’orlo di una crisi che preoccupa cittadini e istituzioni: la sindaca Raggi ha chiesto un incontro straordinario al Ministro per l’Ambiente Sergio Costa e l’aiuto di Regione Lazio, Prefettura e Dipartimento nazionale della Protezione Civile per far fronte all’emergenza. La soluzione temporanea individuata, con i rifiuti dirottati in altri impianti, è solo un palliativo. La speranza è che il caso di Roma, certamente il più eclatante nel nostro Paese, possa mettere in evidenza la crisi rifiuti italiana, sempre più profonda e complessa da affrontare.
Chi sono i responsabili?
“Abbiamo finalmente il piano regionale rifiuti. Ora è il momento di applicarlo in tutto il territorio, incominciando a fare gli impianti. Non è solo una questione di Roma“. Sono state queste le parole del Ministro Costa a margine del convegno “Bonifica dei siti inquinati” in Senato. Sicuramente un punto da cui partire ma a oggi la situazione è piuttosto confusa: basti pensare che a Roma le responsabilità sulla gestione dei rifiuti vengono rimpallate da almeno due anni tra Regione e Comune, senza che nessuno si sia fatto carico della situazione.
Manca trasparenza nei servizi
A chiedere chiarezza, a Roma ma non solo, sono soprattutto i cittadini, che hanno una spesa media a famiglia di circa 300 euro per la tassa sui rifiuti urbani. Ma le differenze territoriali sono molto marcate, sia in termini di costi sia di servizi. A questo si aggiunge la mancanza di trasparenza da parte delle amministrazioni comunali o delle aziende che gestiscono il servizio: solo due su tre indicano il tipo di raccolta, appena la metà esplicita la frequenza con cui è effettuata. E al cittadino è ancor meno dato a sapere con che frequenza vengono igienizzati i cassonetti o svuotati i cestini per strada. I dati sono stati resi disponibili da Cittadinanzattiva che denuncia: “In tema di smaltimento dei rifiuti – dichiara su AGI.it Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva – continuano a registrarsi in molte aree del Paese ritardi ed inefficienze e la transizione verso un’economia circolare, prevista dalla strategia 2020, sembra essere ancora lontana. Continuiamo a registrare una modalità di calcolo dei costi che non tiene conto dei rifiuti realmente prodotti e quindi non incentiva il cittadino a cambiare i propri comportamenti, perdendo così un’occasione per costruire percorsi innovativi basati sul coinvolgimento di cittadini, aziende ed istituzioni in un circuito virtuoso. Molto marcate – prosegue – sono le differenze territoriali, non solo in termini di costi del servizio ma anche di qualità”.
Dati su produzione rifiuti e riciclaggio
Il 26esimo rapporto Ecosistema urbano di Legambiente e Ambiente Italia, che ha decretato le città più green d’Italia sulla base dei dati 2018, ha analizzato anche il tema rifiuti. Per quanto riguarda la produzione di rifiuti urbani pro capite ad essersi distinte in positivo sono Potenza, Nuovo e Reggio Calabria mentre in fonda alla classifica si sono posizionate Pesaro, Piacenza e Massa. Medaglia d’oro per la raccolta differenziata, invece, va a Ferrara, seguita da Treviso e Mantova. In fondo, invece, troviamo Trapani, Crotone e Catania. E Roma? In termini di produzione di rifiuti si è classificata 85esima su 104 città analizzate, mentre per la raccolta differenziata è alla posizione 72.
Nuove “terre dei fuochi”
Sono stati 690 negli ultimi tre anni i roghi di rifiuti registrati in Italia. Spesso stoccati in capannoni e discariche abusive, quella dei roghi di spazzatura è un’emergenza nazionale con enormi impatti sia sul fronte economico ma soprattutto sul piano ambientale: secondo l’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ogni tonnellata di rifiuti data alle fiamme produce 1,8 tonnellate di anidride carbonica. Il rogo dell’ottobre 2018 in via Chiasserini a Milano ne ha bruciate oltre 5.000 tonnellate. La filiera dello smaltimento illegale dei rifiuti è nata nell’ombra di un’emergenza che assume proporzioni sempre maggiori. A questo si aggiunge il fatto che trafficare rifiuti è conveniente: permette grandi guadagni con rischi di pene minimi.
Roma e i romani si trovano, loro malgrado, a vivere una nuova emergenza sul fronte rifiuti. Ma è solo la punta dell’iceberg.
Thomas Ducato