Le sostanze inquinanti più diffuse nell’atmosfera terrestre sono il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto (NOx), il monossido di carbonio, l’ozono, il benzene, gli idrocarburi policiclici aromatici, il piombo, ma soprattutto le polveri sottili come il Pm10, residui microscopici derivati, anche, dalla combustione del gasolio. Per ridurre le emissioni di particolato sulle vetture diesel Euro 4 e successive è presente un dispositivo di post-trattamento dei gas, un filtro che permette di contenere parte dell’inquinamento prodotto dai veicoli.
Nel 2015 scoppia lo ‘scandalo dieselgate’, portato alla luce dall’agenzia statunitense Epa (Environmental Protection Agency) che scopre l’utilizzo illegale di un software che modificava i dati sulle emissioni delle auto. Il motore diesel viene accusato di essere fortemente inquinante e secondo il centro di studi ambientalisti Transport&Environment: “Le auto diesel presentano maggiori emissioni inquinanti di NOx e Pm10 rispetto alle vetture a benzina, provocano maggiori emissioni di CO₂ nel loro ciclo di vita e costano in media 2-3.000 euro in più”.

Foto di Riku Lu
Quanti diesel ci sono in Italia?
I mezzi diesel Euro 3 o inferiori ancora regolarmente immatricolati in Italia sono più di 8 milioni, il 15,8% del parco mezzi potenzialmente circolante. Includendo anche gli Euro 4, 5 e 6 i diesel sono più di 22,3 milioni, pari al 42,9% del totale. I residui rilasciati dai veicoli più vecchi, in cui non è presente il filtro anti-particolato, sono molto inquinanti e danneggiano la salubrità dell’aria e a questo proposito la Commissione europea aveva avviato due procedure di infrazione nei confronti dell’Italia per la non corretta applicazione della Direttiva 2008/50/CE in riferimento ai superamenti continui dei valori limite di Pm10.
Lo stop ai diesel in Italia
Per migliorare la qualità dell’aria era necessario ridurre l’inquinamento prodotto dalle vecchie auto diesel. Il 6 giugno 2017 viene siglato il ‘Nuovo Accordo di programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano’ che coinvolge Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Lo scopo è quello di “definire misure addizionali di risanamento finalizzate alla riduzione delle emissioni inquinanti da inserire nei piani di qualità dell’aria da applicare in modo coordinato e congiunto nel territorio del Bacino Padano”. Per questo dall’1 ottobre 2018 fino al 31 marzo 2019 è stato esteso il divieto di circolazione ai veicoli diesel Euro 3, dal lunedì al venerdì, dalle ore 7,30 alle ore 19,30. L’obiettivo è quello di estendere la limitazione alle categorie Euro 4 entro il 2020 ed Euro 5 entro il 2025. A Milano nei primi mesi del 2019 verrà imposto un blocco permanente, in alcune aree, delle auto diesel Euro 3 e a Roma la sindaca Virginia Raggi ha affermato che la Capitale metterà al bando l’ingresso nel centro alle auto diesel dal 2024.
Quale futuro per il diesel in Europa?

Foto di Kevin Lee
Diverse città hanno deciso di mettere al bando le autovetture diesel: Parigi ha annunciato l’abolizione dal 2020, mentre altre capitali europee, come Atene, vieteranno la circolazione delle vetture diesel dal 2025. In Germania il Tribunale amministrativo federale di Lipsia ha emesso una sentenza con la quale si vieta la circolazione dei veicoli diesel nei centri urbani, ma ha lasciato libertà ai vari municipi di applicare la norma in modo graduale, vietando però la circolazione alle vetture più vecchie e, quindi, maggiormente inquinanti.
Quali alternative al diesel?
Tra settembre e ottobre del 2018, anche a causa delle limitazioni alla circolazione imposte da diversi comuni italiani ed esteri, la vendita dei diesel ha avuto una flessione negativa. Le Case automobilistiche, anche se non hanno ancora abbandonato del tutto la produzione di questi tipi di motori, stanno puntando sullo sviluppo di nuove tecnologie, da una parte motori a benzina, metano e GPL sempre più ecologicamente compatibili e dall’altra stanno investendo sull’ibrido e l’elettrico. Il futuro sembra più green, ma per un deciso cambio di rotta servono investimenti anche da parte dei Governi che puntino su energie più pulite e sostenibili.
Lucrezia Melissari