Da diversi anni a febbraio si celebra il Darwin Day, festa in onore del teorico dell’evoluzionismo Charles Darwin, che si tiene in occasione dell’anniversario della sua nascita il 12 febbraio.
Questa tradizione è nata in Inghilterra e negli Stati Uniti, subito dopo la morte di Darwin nel 1882, ma negli anni si è diffusa in tutto il mondo, facendo diventare i Darwin Day occasione per difendere la riflessione scientifica attraverso i valori del razionalismo e della laicità.
Come il clima ha influenzato l’evoluzione umana
Tutti, d’accordo o meno, conosciamo la teoria dell’evoluzione di Darwin – nota grazie alla pubblicazione nel 1859 dell’opera “Sull’origine delle specie” – secondo la quale gli esseri umani e animali sulla Terra si sarebbero evoluti a seguito di un lungo e complesso processo di selezione naturale.
In pratica le popolazioni che riuscivano a sopravvivere, e quindi si erano meglio adattate all’ambiente circostante e al clima, erano quelle più adatte a riprodursi e così trasmettevano ai loro discendenti delle caratteristiche vantaggiose.
Clima: nascita e morte di migliaia di civiltà
Il clima ha influenzato, in modo diretto e indiretto, l’evoluzione dei popoli sul nostro Pianeta – c’è persino una corrente filosofica nota come determinismo climatico a questo riguardo.
I periodi di caldo o di freddo hanno infatti portato allo sviluppo di diverse civiltà, ma quando le condizioni climatiche sono diventate estreme è arrivata anche la fine di fiorenti popoli, solo per fare un esempio ricordiamo come la siccità abbia distrutto le civiltà del Regno dell’Antico Egitto, degli Uruk in Iraq e degli Hindu.
Durante il Medioevo il clima ha favorito la diffusione di malattie come il colera e la peste che hanno falcidiato milioni di persone in tutta Europa, che vivevano ormai l’incubo della “morte nera”.
Dalla prima Rivoluzione Industriale, nel 1700, ad oggi la tecnologia si è progressivamente inserita nell’attività umana e il nostro impatto, anche ambientale, sulla Terra è diventato più evidente, ma nonostante il progresso scientifico resta evidente come contro il clima la battaglia non possa dirsi conclusa.
Come saranno gli uomini del futuro?
Il clima ha modificato i nostri caratteri fisici e somatici e la nostra resistenza a determinate situazioni estreme – e la fisionomia di molte popolazioni del mondo rende evidente quanto detto -, ma le mutazioni non sono definitive e quindi anche noi potremmo cambiare per adattarci a nuove sfide come un Pianeta più caldo o magari la gravità minore di Marte.
I nostri discendenti saranno forse sempre più ibridati con le macchine per essere più resistenti, alcune malattie verranno cancellate dal DNA, le cellule del nostro corpo saranno riprogrammate per ripararsi dal sole in caso di eccessiva esposizione alle radiazioni, polmoni e muscoli si adatteranno per funzionare al meglio anche in ambienti con poco ossigeno e le nostro pupille saranno più grandi per catturare le luce anche in situazioni di scarsa luminosità. Ma queste sono ancora ipotesi perchè non sappiamo come il clima e l’ambiente cambieranno nelle prossime migliaia di anni.
Anche gli animali e le piante cambiano per adattarsi al clima
Il clima ha modificato radicalmente anche l’evoluzione di animali e piante, indispensabili alla sopravvivenza dell’uomo: se infatti un clima mite ha permesso di allevare animali e dedicarsi all’agricoltura, adesso il caldo eccessivo sta mettendo a rischio la sopravvivenza tante specie – tra cui leopardi delle nevi e orsi polari – e sta di contro facendo diffondere, fuori stagione, specie dannose come le zanzare e le meduse.
A questo aggiungiamo come l’agricoltura e le piante stiano subendo importanti modifiche a causa dei cambiamenti climatici portando alla scomparsa di tante specie indigene e alla diffusione di varietà tropicali anche in zone temperate.
Il clima quindi non solo ha indirizzato in un certo senso l’evoluzione sul nostro Pianeta, ma continuerà a farlo in futuro, con esiti imprevedibili e, citando Darwin, solo quelli che sapranno adattarsi meglio sopravviveranno.
Lucrezia Melissari