Inondati giorno dopo giorno dalla pubblicità, che ormai ci raggiunge anche sul web; stimolati all’acquisto da ciò che ci viene presentato come più bello, più nuovo…semplicemente migliore di quello che già abbiamo. Benvenuti nel mondo del consumismo che (perdonate il gioco di parole) consuma non solo i nostri soldi ma anche noi stessi e il pianeta su cui viviamo.
La CO2 costa: vi siete mai chiesti quanto può incidere, per esempio, l’assemblaggio di uno smartphone sull’ambiente? Stando ai risultati dell’IVL, Swedish Environmental Research Institute, che collabora con il colosso norvegese Schibsted Media Group al progetto “Second Hand Effect”, il solo peso di produzione di un telefono equivale a 45 kg di CO2 emessa nell’ambiente. Non servono di certo grandi calcoli per capire che, considerando la velocità con cui molte persone cambiano cellulare anche più volte in un anno, l’inquinamento derivante dagli smartphone è destinato ad impennarsi.
Ed è così che, in aiuto al pianeta, negli ultimi anni ha preso piede la vendita di oggetti usati. Non si parla di mercatini delle pulci, ma di vere e proprie piattaforme online dedicate unicamente alla compravendita tra privati di oggetti di seconda mano: dall’abbigliamento, alla tecnologia, dalle auto ai mobili: l’economia circolare sembra funzionare.
CHE COS’È IL “SECOND HAND EFFECT”
Il “Second Hand Effect” potrebbe essere definito come un concetto: comprare un oggetto usato significa non produrne uno nuovo e non dismetterlo. Ne consegue che le emissioni di CO2 vengono eliminate completamente e non vengono consumati nuovi materiali. Dal punto di vista economico, inoltre, chi dà seconda vita a un oggetto, oltre a dare una mano al pianeta, aiuta anche le proprie tasche risparmiando qualche soldo in più rispetto all’acquisto di un prodotto nuovo. Un circolo virtuoso che corrisponde, ad oggi, a 21,5 milioni di tonnellate di CO2 risparmiata solo nei dieci principali Paesi in cui opera Schibsted (Francia, Spagna, Norvegia, Finlandia, Ungheria, Marocco, Brasile, Messico, Italia e Svezia).
L’ITALIA DELL’ECONOMIA CIRCOLARE
Tra le molte realtà operanti nel mercato italiano del “mondo dell’usato” spicca proprio uno dei bracci di Schibsted Media Group, Subito.it, che sulle vendite intercorse tra circa 8 milioni di utenti unici mensili, nel 2017 ha calcolato un risparmio di CO2 pari a ben 4,5 milioni di tonnellate. Una quantità incredibile di anidride carbonica che equivale a 64 milioni di voli andata e ritorno da Milano a Roma o al blocco del traffico della Capitale per un anno intero. A fare da traino all’Italia, seconda nel mondo dell’usato di Schibsted solo alla Francia, le tre città più virtuose: Napoli (con 516.776 tonnellate di CO2 risparmiata), Roma (348.856 tonnellate) e Milano (228.124 tonnellate).
L’USATO FA DAVVERO BENE AL PIANETA
Qualsiasi forma di riciclo e di riuso contribuisce a salvare, in piccolo, la Terra. E in questo mondo, che esiste da sempre, il web funge da amplificatore per questo tipo di compravendite, dando la possibilità a tutti di dare (magari inconsapevolmente) un aiuto all’ambiente in cui viviamo. Virtualmente, come ha calcolato Schibsted Media Group, grazie alle compravendite nei maggiori dieci mercati internazionali in cui opera, ogni anno potrebbero essere risparmiate ben 21,5 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente del blocco del traffico di Oslo per 43 anni o a 25 milioni di voli andata e ritorno da Parigi a New York. Di potenziale ne abbiamo davvero da vendere.
Giorgia Preti