Chernobyl, serie tv targata HBO e Sky, ha conquistato gli spettatori. La prima puntata, uscita in Italia il 10 giugno, è stata vista da ben 550 mila spettatori, un debutto straordinario, complici anche le recensioni entusiaste del pubblico americano. Sul sito IMDb Chernobyl ha battuto il record di miglior rating, superando Breaking Bad e Game of Thrones, serie ormai iconiche nella pop culture televisiva moderna.
I cinque episodi raccontano, minuto per minuto, secondo per secondo, gli avvenimenti del 26 aprile 1986 nella centrale nucleare V.I. Lenin, più comunemente conosciuta come Chernobyl. La catastrofe già all’epoca aveva sollevato molti dubbi sull’energia nucleare, considerata rischiosa, e la serie tv ha alimentato il dibattito.
In Italia
Anche l’Italia ha utilizzato l’energia nucleare, dal 1963 al 1990. Le 4 centrali sono state tutte chiuse al raggiungimento dei limiti di età o a causa del referendum del 1987, lanciato proprio a seguito dell’incidente di Chernobyl, che ne ha bandito l’uso.
Il dibattito si è riaperto nel 2011 quando i cittadini sono stati chiamati a esprimere nuovamente il loro parere con un ulteriore referendum, che però ha confermato il risultato del precedente: gli italiani non vogliono il nucleare.
Cos’è il nucleare?
Come producono l’energia le centrali nucleari?
Tutto è nato dalla famosa formula di Einstein E = mc2, che in molti conoscono, solitamente senza saperne il significato. In poche parole E è l’energia, ed equivale a una piccola quantità di massa (M) moltiplicata per la velocità della luce (C) al quadrato. La prima applicazione di questa formula è stata, tristemente, la bomba nucleare utilizzata nella seconda guerra mondiale come arma contro il Giappone. Ben presto questo tipo di energia ha trovato altri utilizzi, come fornire energia ai sottomarini (che in questo modo potevano funzionare anche un anno senza rifornimento), fino alla costruzione delle prime centrali nucleari commerciali.
Queste ultime producono energia attraverso la fissione, ovvero la scissione di grandi atomi, ad esempio l’uranio o il plutonio, in atomi più piccoli. Un atomo può essere diviso solamente quando viene colpito da un neutrone, e questa reazione produce calore che viene poi trasformato in elettricità.
C’è anche un altro metodo per sfruttare questo tipo di energia: la fusione, che avviene in natura nel Sole. È la combinazione di due atomi piccoli per produrre atomi più pesanti. Questa reazione, però, non è ancora sviluppata e quindi non è in uso nelle centrali nucleari. È però di grande interesse, dato che rappresenta un tipo di energia quasi illimitato a basso impatto ambientale.
I Pro
Come tutte le fonti di energia ci sono dei pro e dei contro, che spingono i governi ad abbandonare questa pratica (come l’Italia) o a continuarla (Francia e Stati Uniti).
Sostenibilità
Le centrali nucleari non emettono agenti inquinanti nell’ambiente, solo acqua calda, o meglio vapore acqueo. Le emissioni di CO2 sono minime, mentre il combustibile nucleare (ovvero i rifiuti tossici) può essere smaltito senza incidere sull’ambiente. Un diffuso utilizzo dellecentrali nucleari, quindi, ridurrebbe l’inquinamento dell’aria, migliorando la qualità di vita delle persone.
Indipendenza energetica
L’Italia, come altri Paesi, dipende dall’estero per la produzione di energia e per il petrolio. Paesi come la Francia, invece, sono quasi energeticamente indipendenti. Nel 2016 l’energia nucleare ha generato il 72% dell’energia elettrica totale del Paese.
Ciclo vita
Il ciclo vita delle centrali nucleari raggiunge i 60 anni di vita, periodo quindi che permette di ammortizzare il costo iniziale della centrale, sia dal punto di vista economico che ecologico.
I contro
Rifiuti nucleari
Anche l’energia nucleare produce dei rifiuti di scarto, in questo caso delle particelle energetiche che causano danni biologici per migliaia di anni. I residui devono venire smaltiti nel modo corretto e tenuti sotto controllo lontani dall’ambiente per un lungo periodo per non causare danni.
Incidenti
Chernobyl è l’esempio più lampante di ciò che può andare storto in una centrale nucleare. Ma non è l’unico caso, come gli incidenti di Three Mile Island e il più recente Fukushima, dovuto a un black-out causato da uno tsunami in Giappone.
Costo
Il costo iniziale di costruzione di una centrale nucleare è maggiore rispetto alle controparti per carbone, motivo che scoraggia molti investitori. Nonostante questo, una volta portato a termine, i costi del combustibile risultano inferiori e quindi vantaggiosi.
Il dibattito, nonostante siano passati anni, rimane accesso. Nell’immediato futuro però non sembra che l’Italia voglia invertire la rotta e tornare sui suoi passi, preferendo la sicurezza di fonti energetiche alternative. Il futuro, per essere sostenibile, dovrà guardare all’ambiente, anche per quanto riguarda l’energia. Non dobbiamo dimenticarci che il carbone e il nucleare non sono le uniche fonti a nostra disposizione.
Silvia Pegurri