La bottiglia appoggiata sulla scrivania a cui stiamo lavorando, le posate e i piatti con cui abbiamo pranzato poco fa, le confezioni dei prodotti per pulire la casa o di quelli per la nostra igiene personale, il bicchierino in cui viene erogato il caffè delle macchinette, i sacchetti in cui riponiamo la spesa… Questa lista potrebbe continuare per ore, perché la plastica che usiamo quotidianamente – spesso senza neanche rendercene conto – è davvero tantissima.
Per questo è fondamentale dare una nuova vita alla plastica, attraverso il riciclo o, nel caso in cui non fosse possibile, trasformandola in un nuovo materiale: è proprio questo l’obiettivo dell’azienda BioCellection, che produce tessuto sintetico a partire dalla plastica.
Ma di cosa si parla, quando si parla di plastica?
La plastica è un polimero sintetico che nasce dalla combinazione chimica di alcune sostanze. In realtà, sarebbe più corretto dire materie plastiche, al plurale, dal momento che ne esistono diversi tipi: le plastiche termoindurenti, quelle termoplastiche e infine i cosiddetti elastomeri. Antenata di questi materiali è la parkesina, la prima plastica artificiale che sia mai stata realizzata: nel 1851, il chimico inglese Alexander Parker la ricavò attraverso un complesso sistema che prevedeva l’uso di canfora e nitrocellulosa.
Perché è così diffusa?
Alcune caratteristiche della plastica la rendono un materiale molto pratico: è leggera, resiste ai microrganismi e in alcuni casi risulta compatibile con alimenti e altre sostanze destinate a essere ingerite. Senza contare che si può plasmare con facilità nella forma e nel colore, risultando adattabile a qualsiasi settore merceologico. Dall’industria agli imballaggi passando per i trasporti, la plastica rappresenta sicuramente il materiale di cui si fa maggior uso, al punto che oggi il nostro pianeta ne è sommerso.
Un unico grande problema: lo smaltimento.
Con la sua vita media stimata intorno ai 1000 anni, la plastica può essere considerata non biodegradabile; per questo, la soluzione ottimale – seconda solo, ovviamente, a una sua drastica riduzione – è il riciclaggio. Purtroppo, i dati del rapporto Ocse pubblicato nel maggio 2018 non presentano un quadro roseo: soltanto il 15% dei rifiuti di plastica viene riciclato nel mondo, mentre il 25% viene bruciato in inceneritori o termovalorizzatori e il restante 60% va in discarica, viene bruciato all’aperto o finisce nell’ambiente. Non bisogna dimenticare, inoltre, che ben il 91% dei rifiuti plastici non si presta al riciclaggio in quanto troppo contaminati.
BioCellection.
È proprio su questa elevata percentuale che si concentra BioCellection, l’azienda statunitense che sviluppa e mette in atto tecnologie avanzate che permettono di dare nuova vita alla plastica considerata difficile o impossibile da riciclare, trasformandola in tessuto sintetico riutilizzabile, per esempio per la creazione di indumenti tecnici e sportivi.
Dal 2015, anno della sua fondazione, BioCellection ricicla ogni giorno circa un chilo di plastica, impegnandosi al tempo stesso a far conoscere in tutto il mondo la sua innovativa tecnologia attraverso la collaborazione con organizzazioni ed enti di vario tipo. L’obiettivo è avere un impatto su scala globale, nella consapevolezza che risolvere il problema dell’inquinamento della plastica non è impossibile, ma solo “questione di lavorare con le persone giuste affinché avvenga”, riportando le parole di Miranda Wang, co-fondatrice e CEO della compagnia.
Non solo tanta passione per la causa, ma anche uno spiccato spirito imprenditoriale: grazie a questi fattori, BioCellection non è più la sconosciuta start up delle sue origini, ma un’impresa sociale ampiamente nota e pluripremiata. Solo negli ultimi mesi, l’azienda è stata nominata da Forbes nella sua classifica dei “30 under 30 for social entrepreneurship”, mentre Ucla – Institute of the environment and sustainability l’ha premiata con il Pritzker Award, il riconoscimento riservato ai giovani innovatori ambientali.
Elisa Pino