Il biologico italiano è in salute e continua a crescere, ma l’agricoltura industriale controlla ancora estensioni agricole per miliardi di ettari che vengono trattati con pesticidi e altri composti derivati del petrolio. Gran parte di questa terra non viene coltivata per l’alimentazione umana, ma principalmente per produrre mais e soia per gli allevamenti di bestiame. L’agricoltura moderna e le politiche di mercato sui beni di largo consumo stanno portando all’esaurimento delle risorse naturali, alla distruzione della variabilità genetica della vegetazione spontanea e della fauna, ad un aumento del fabbisogno energetico e di emissioni tossiche, con effetti ben visibili sul clima, sull’ambiente e sulle comunità rurali.
Il termine “agricoltura biologica” indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi). Questo significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo.
Si tratta dell’unica forma di agricoltura controllata in base a leggi europee e nazionali.
Non si basa su autodichiarazioni del produttore, ma su un Sistema di Controllo uniforme in tutta l’Unione Europea.
L’azienda che vuole avviare la produzione biologica notifica la sua intenzione alla Regione e a uno degli Organismi di controllo autorizzati. L’Organismo, quindi, procede alla prima ispezione con propri tecnici specializzati che esaminano l’azienda e prendono visione dei diversi appezzamenti, controllandone la rispondenza con i diversi documenti catastali, dei magazzini, delle stalle e di ogni altra struttura aziendale.
Se dall’ispezione emerge il rispetto della normativa, l’azienda viene ammessa nel sistema di controllo e avvia la conversione, un periodo di disintossicazione del terreno che, a seconda dell’uso precedente di prodotti chimici e delle coltivazioni, può durare due o più anni.
Solo concluso questo periodo il prodotto può essere commercializzato come da agricoltura biologica.
L’Organismo provvede a più ispezioni l’anno, anche a sorpresa, e preleva campioni da sottoporre ad analisi.
Le aziende agricole che producono con il metodo biologico devono poi documentare ogni passaggio su appositi registri predisposti dal Ministero, assicurando, così, una totale affidabilità.
La “buona alleanza” è quella che dovrebbe crearsi tra agricoltori e consumatori, necessaria per avere un’agricoltura che produca cibi buoni, sani, e rispettosi dell’ambiente. Per ottenerla è importante programmare e promuovere le produzioni e il consumo consapevoli. Un obiettivo che deve diventare fondamentale è quello di incidere sulle scelte di mercato, permettendo in questo modo che i valori sociali alla base dello sviluppo agricolo siano un bene comune.
A fronte di ciò, L’AIAB, un’associazione di produttori, tecnici e cittadini-consumatori con esperienze che consentono di migliorare l’organizzazione aziendale e il rapporto con il mercato locale e globale, si è attivata nella promozione della vendita diretta nelle aziende e in ogni forma di commercializzazione che riduca la distanza tra produttore e consumatore. Inoltre organizza ogni anno due campagne: la PrimaveraBio (a maggio) e la BioDomenica (a ottobre). Durante la PrimaveraBio i consumatori incontrano i produttori nelle aziende, con l’obiettivo di conoscere i modelli produttivi, nella BioDomenica, invece, i produttori incontrano i consumatori nelle principali piazze italiane.
Un’altra ‘opportunità per incontrare i produttori biologici è Biofach di Norimberga, una manifestazione che rappresenta il principale appuntamento dedicato agli alimenti biologici a livello mondiale. Nelle passate edizioni l’evento ha registrato decine di migliaia di visitatori specializzati provenienti da vari paesi e una forte rappresentanza dell’Italia. Dopo la Germania, infatti, l’Italia è stata il primo Paese per espositori (oltre 400, circa il 12% del totale); le aziende del food italiano hanno messo in mostra tante referenze innovative, dall’alto contenuto di servizio e orientate al salutismo, mettendo al centro la qualità delle materie prime.
Quest’anno la fiera si è svolta da mercoledì 13 febbraio a sabato 16 febbraio, mentre il prossimo anno sarà dal 12 al 15 febbraio, sempre presso il Centro Esposizioni di Norimberga.
Benedetta Bassi