L’anno è iniziato da poco e già i livelli di inquinamento, che in molte città italiane hanno superato di due volte i limiti consentiti, hanno costretto le amministrazioni a limitare la circolazione dei veicoli. Ma da Merano e Torino ecco arrivare la soluzione: gli autobus elettrici a guida autonoma.
Questo tipo di mobilità sta venendo testata in tutto il mondo da almeno qualche anno, ma solo alla fine del 2019 questa tecnologia è stata portata, in via sperimentale, in Italia dove i primi risultati fanno ben sperare.
Merano apripista della guida autonoma
Lo scorso novembre nella cittadina di Merano, in Alto Adige, vicino al centro storico, è stato testato per la prima volta un bus shuttle elettrico e autonomo, che non ha bisogno di un autista per essere guidato. Sul mezzo ci sono quindici posti – undici a sedere e quattro in piedi.
A pilotare questo piccolo bus – prodotto dall’azienda francese Navya – è l’intelligenza artificiale, assistita da diciassette satelliti e da diversi sensori e telecamere che sono in grado di “leggere” il percorso avvertendo la presenza di ostacoli imprevisti.
Una nuova mobilità alpina
La sperimentazione di Merano parte dal progetto “Mentor”, finanziato con 1,5 milioni di euro dal programma di cooperazione europea Interreg V/A Italia-Svizzera, a cui partecipano anche Noi Techpark, Sasa e PostAuto, l’assessorato alla mobilità della Provincia di Bolzano e Sta Alto Adige spa.
Il bus a guida autonoma è solo un tassello di un’iniziativa che ha l’obiettivo di sviluppare e promuovere nell’arco alpino una mobilità non legata al mezzo privato che possa mettere insieme bike sharing, bus elettrico e car pooling nel rispetto dell’ambiente e migliorando il modo di muoversi delle persone.
Anche a Torino arrivano i bus senza autista
A Torino è arrivato Olli, il minibus elettrico a guida autonoma, realizzato dall’americana Local Motors. Il mezzo sarà sperimentato nel Campus dell’Onu e non manca molto alla sua entrata in servizio.
Il bus sarà utilizzato per il trasporto di studenti, docenti e impiegati che potranno spostarsi da un sito all’altro del campus: questa fase servirà da pre-test per un futuro impiego in ambito urbano, magari come servizio pubblico di linea, quando le condizioni, le infrastrutture e, soprattutto, le normative lo consentiranno.
Il bus di Torino ospita per ora 6 persone (ma è progettato per arrivare ad una capienza massima di 12 posti), ha un’autonomia di circa 56 chilometri, una velocità massima di 25 chilometri orari ed è dotato di una trentina di sensori per guidare in sicurezza e i passeggeri possono accedere al servizio tramite app.
I bus a guida autonoma nel resto del mondo
Anche se i bus elettrici a guida autonoma sono una new entry per quanto riguarda il Bel Paese, nel resto del mondo possiamo elencare altre esperienze che dimostrano l’interesse per questa tecnologia.
Tra i primissimi mini-bus a guida autonoma c’è GACHA, prodotto dalla giapponese MUJI, in collaborazione con Sensible 4 (società finlandese specializzata nella produzione di autoveicoli autonomi a tecnologia all’avanguardia) che è stato testato per la prima volta con successo ad Helsinki; può raggiungere una velocità massima di 40 km/h e riesce a spostarsi con tutte le condizioni meteorologiche.
A Parigi ci sono veicoli elettrici autonomi in grado di trasportare fino a 10 passeggeri, che potrebbero un giorno sostituire i mezzi privati, in particolare negli affollati sobborghi che circondano Parigi e verrebbero usati come navetta per portare le persone verso le stazioni del sistema ferroviario e viceversa.
E anche nella città di Bad Birnbach in Baviera,è stato sperimentato un bus elettrico, senza conducente, che è in grado di trasportare 6 persone ad una velocità massima di 15 km/h, che grazie alle sue dimensioni compatte riesce a passare per le storiche strade del borgo.
Non possiamo ancora immaginare quale sarà la mobilità del futuro, ma l’elettrificazione dei trasporti pubblici riuscirà di certo a ridurre il numero delle automobili circolanti su strada, e di conseguenze il traffico, e migliorare nel suo complesso la mobilità pubblica.
Lucrezia Melissari