Proviamo a non rovinare tutto.
A poco più di una settimana dalla grande manifestazione globale per l’ambiente del 15 marzo, che ha portato nelle piazze di più di 1700 città i giovani di oltre 100 Paesi, nella memoria collettiva restano i sorrisi, i cartelloni simpatici e quelli tragicamente forti, i cori e una meravigliosa energia che, almeno per qualche ora, ci ha fatto realmente sperare in un futuro migliore per la Terra e per tutti noi. Ma non solo. Perché le polemiche che hanno seguito la manifestazione ci hanno riportato in poco tempo alla triste realtà.
Quello che più preoccupa è la velocità con cui la politica si è insinuata in un movimento libero e spontaneo: i cambiamenti climatici e la crisi ambientale non sono di destra o di sinistra, così come non dovrebbe avere bandiera o colore la lotta per fronteggiarli.
La (presunta) ignoranza degli studenti in piazza.
In Italia, già a poche ore dalle manifestazioni che hanno portato centinaia di migliaia di persone in piazza in moltissime città del Paese, hanno iniziato a circolare le interviste agli studenti. Armati di un sorriso ingenuo, i ragazzi hanno risposto alle domande dei giornalisti sui motivi della manifestazione, sulle cause del cambiamento climatico e sui principali problemi che affliggono in Pianeta. Non vogliamo giustificare alcune delle argomentazioni, a dir poco imbarazzanti, ma è anche doveroso non generalizzare e porsi qualche domanda. Quanti erano, realmente, i ragazzi impreparati sui temi della protesta? E ancora, di chi è la colpa di un’eventuale disinformazione diffusa sulle tematiche ambientali? Sapere per cosa si manifesta dovrebbe essere alla base di qualsiasi sciopero (anche se, per onestà intellettuale, bisogna ammettere che ogni protesta aveva, ha e avrà tra i suoi manifestanti qualche soggetto che partecipa per ragioni discutibili) ma forse dovremmo interrogarci, a monte, sul perché ci siano persone così poco informate su un tema tanto cruciale per il nostro futuro. Senza dimenticarci che, fino a prova contraria, gli impreparati erano solo una parte dei manifestati: a tutti gli altri dovremmo solo dire grazie.
Le fake news su Greta Thunberg.
Tra le polemiche post “Global Strike for Future”, quelle forse più sterili e assurde hanno colpito direttamente Greta Thunberg, la giovanissima ragazza svedese, simbolo della protesta. Sui social italiani sono circolate fake news di ogni sorta, dai suoi presunti legami con la massoneria e i poteri forti fino, non stiamo scherzando, alle sue “origini aliene”. Qualcuno ha addirittura creduto alla veridicità di una foto che la ritraeva con un cartello “NO Tav”: un foto ritocco, ovviamente, ma che è bastato a scatenare odio e commenti al vetriolo.
Ultime, ma non per importanza, le polemiche che hanno seguito la diffusione e strumentalizzazione di un’immagine di Greta, pubblicata dalla stessa giovane sul suo profilo Instagram, mentre consuma un pranzo al sacco in treno. L’immagine, in questo caso vera, ritrae la ragazza circondata da alcuni alimenti confezionati con involucri di plastica. Questo fa di Greta una consumatrice seriale di plastica? No. Dimostra in qualche modo che i rifiuti siano poi stati gettati in modo sbagliato e indifferenziato? Nemmeno. Al contrario ci fa capire quanto sia complesso consumare un pasto veloce o in viaggio senza produrre una grossa quantità di plastica: una colpa che non può essere sicuramente imputata alla giovane attivista.
La politica non c’entra con la manifestazione, ma ne è, anche se indirettamente, la causa. Fin dai suoi primi celebri interventi, Greta Thunberg ha denunciato ai governi di non aver fatto abbastanza (o nulla) per l’ambiente e di aver rubato il futuro ai giovani di tutto il mondo.
Ma questa lotta non può e non deve assumere un connotato politico. In questo senso hanno sbagliato alcuni dei ragazzi in piazza, con cori e striscioni che con l’ambiente avevano davvero poco a che fare, e hanno sbagliato i politici a strumentalizzare la manifestazione per vantare discutibili impegni ambientalisti. Anche la sezione italiana di Friday for future sembra essere stata colpita da una diatriba interna: una scissione dovuta a presunti interessi politici di alcuni ragazzi coinvolti nel movimento.
Questa lotta, però, è di tutti. Teniamo la politica fuori.
Ora, però, è il momento dell’azione.
È questa, tra tutte le polemiche, quella più costruttiva e sensata. Perché se da un lato i Friday for future e questa grande manifestazione globale sono serviti, e non poco, a porre l’accento sulle tematiche ambientali e a sensibilizzare giovani e non sull’urgenza della questione, dall’altro servono azioni concrete. Parlare e manifestare non basta. È vero, se i governi del mondo si muovessero compatti in difesa dell’ambiente gli impatti sarebbero straordinari, ma la Terra è la casa di tutti noi e non possiamo scaricare colpe e responsabilità. Come ripetiamo spesso su Log to Green, ognuno può e deve fare la sua parte, con tante piccole azioni quotidiane. La protesta senza l’azione serve a poco.
Della manifestazione del 15 marzo spero restino i messaggi, quelli belli, gli striscioni simpatici e incisivi (personalmente credo che “Ci avete rotto i polmoni” sia geniale) e gli ideali, quelli puri e liberi dagli interessi. Al futuro non servono polemiche. Non c’è più tempo. Proviamo a non rovinare tutto, almeno questa volta.
Thomas Ducato