Il Global Risk Report 2018 del World Economic Forum ha elencato tra i principali rischi globali la perdita di biodiversità e il conseguente collasso dell’ecosistema. Quando si parla di perdita di biodiversità l’attenzione ricade subito sul numero di animali che ogni anno scompaiono, ma ci sono delle vittime silenziose che spesso vengono dimenticate: le piante.L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha individuato tra le principali cause di perdita di biodiversità i cambiamenti imposti dall’uomo sul territorio. Molte aree naturali vengono distrutte e le piante sradicate per fare spazio a infrastrutture ed edifici di vario tipo.
Secondo la FAO (Food Agriculture Organization) negli ultimi dieci anni sono stati distrutti in media 13 milioni di ettari di foreste l’anno e a questi vanno aggiunti i milioni di ettari che vengono impoveriti dal prelievo massiccio di legname e altre risorse minerali. La deforestazione inoltre modifica gli habitat di numerose specie animali che senza protezione rischierebbero l’estinzione.
TEDxBiodiversity
Oggi a causa del riscaldamento globale e di altri rischi ambientali, creati non sempre dall’uomo, molte piante sono destinate a scomparire, impoverendo il patrimonio genetico di millenni di agricoltura mondiale.
Il 5 maggio al TEDxVerona, tra gli speeches del giorno, si è parlato anche di agricoltura e di come salvaguardarla. Ad intervenire sul tema è stato Åsmund Asdal, biologo e agronomo norvegese, che dal 2015 è Coordinator of Operation and Management dello Svalbard Global Seed Vault, un’immensa “banca dei semi” che conserva il patrimonio genetico mondiale delle sementi.
Un deposito di semi tra i ghiacci
Il prezioso deposito, che è gestito dal Nordic Genetic Resource Center, è situato su delle isole a 1.300 km dal Polo Nord e ha lo scopo di conservare traccia dei semi in caso di distruzione, danni accidentali o catastrofi ambientali e le piante dovessero andare distrutte: rappresenta insomma una garanzia per l’umanità.
Asdal ha spiegato: «Le sementi affrontano diverse minacce e non sempre i depositi riescono a proteggerle. Inoltre a volte mancano le risorse e le energie per prendersi cura dei semi che così rischiano di essere persi per sempre con grave danno per la biodiversità».
Il centro è situato nell’estremo nord anche per combattere il problema di un clima che si sta facendo sempre più caldo e Asdal sottolinea: «All’interno degli spazi del deposito manteniamo le condizioni ideali alla conservazione dei semi, ma è ormai necessario che le sementi utilizzate dall’uomo si adattino al riscaldamento globale per sopravvivere e continuare a produrre cibo».
«La genetica e le nuove tecnologie possono giocare un ruolo importante nelle successive modificazioni dei semi ̶ prosegue Asdal ̶ e ci aiuteranno a produrre meglio e più velocemente di quanto fosse possibile prima della Rivoluzione industriale».
Il futuro dipende dall’agricoltura
In un mondo di crescenti tensioni ambientali il nostro sistema alimentare sta mostrando tutta la sua fragilità: condizioni meteorologiche estreme, instabilità politica, ma anche malattie delle colture potrebbero ridurre fortemente la produzione affamando intere popolazioni e causando dannosi picchi di prezzo.
La biodiversità verrebbe persa, a favore di colture più resistenti o redditizie, e l’economia di interi Paesi, che si basa sull’esportazione di specifiche colture come cacao, mais e riso, verrebbe distrutta con terribili conseguenze sulle popolazioni, portando a una crisi geopolitica.
Abbiamo chiesto ad Asdal come immagina il futuro dell’agricoltura: «Sicuramente dovrà affrontare molte sfide, molte delle quali legate al cambiamento climatico, altre all’aumento della popolazione mondiale e dovremo quindi nutrire un maggior numero di persone. Il nostro impegno deve essere quello di cercare di sfamare tutti, ma se non proteggiamo i semi e la biodiversità questo sarà impossibile».
Lucrezia Melissari