Le notizie green della settimana viste dalla redazione di Log to Green
Tra 10 anni il permafrost rischia di scomparire
“La situazione è critica, abbiamo passato la soglia di stabilità”. A dichiararlo Serghei Zimov, uno dei massimi esperti russi di permafrost e co-direttore della stazione di ricerca nord orientale della Yakutia e fondatore del Parco del Pleistocene. Negli ultimi anni il permafrost ha iniziato a sciogliersi, e se il trend continua nei prossimi anni scomparirà del tutto. Fino ad ora le previsioni sostenevano che lo scioglimento si sarebbe verificato tra 100 anni, ma Zimov lancia l’allarme: è già iniziato.
Il Parco del Pleistocene, istituito nel 1996, è un tentativo di minimizzare gli effetti del cambiamento climatico, introducendo nella regione artica grandi erbivori e cercando così di ricreare l’ecosistema della steppa dei mammut.
Ma i suoi tentativi sembrano non bastare, e le conseguenze potrebbero essere disastrose. Il permafrost è ricco di CO2 e metano, entrambi gas serra che porterebbero a un aumento delle temperature globali se rilasciati nell’atmosfera.
Continua il declino dei coralli in Australia
Negli ultimi cinque anni è gravemente peggiorato lo stato di salute della Grande Barriera Corallina australiana, che si estende per 2300 km al largo della costa nordest. Si tratta della più grande struttura vivente patrimonio mondiale dell’Unesco, e già da anni è partito l’allarme sulla sua scomparsa. Le sue prospettive nei prossimi cinque anni sono passate da “poor” (cattive) a “very poor” (pessime) secondo le autorità del Parco marino della Grande Barriera Corallina.
Il motivo principale di questo disastro ambientale annunciato è il cambiamento climatico. I banchi corallini hanno subito un declino e uno sbiancamento a causa delle ondate di calore nel 2016 e nel 2017, causando una perdita estesa dell’habitat della fauna marina. Queste conseguenze continueranno ad aumentare, a meno che non si prenda una seria contromisura contro il cambiamento climatico.
Altre minacce sono l’inquinamento degli scarichi agricoli, lo sviluppo urbano costiero e la pesca illegale, che mettono a rischio la flora e la fauna australiane.
La moria dei pesci? Niente allarmismi
Il video della costa emiliano-romagnola costellato da pesci morti è in poco tempo diventato virale. La moria dei pesci ha allarmato i bagnanti, che hanno ritrovato sulle spiagge centinaia di pesci morti. Il fenomeno non è però legato all’inquinamento, come si potrebbe pensare, ma a una temporanea mancanza di ossigeno nell’acqua. La struttura oceanografica Daphne dell’Arpae (Agenzia regionale per la protezione ambientale) ha rilevato zone con concentrazioni di ossigeno estremamente basse. L’arrivo del vento libeccio mercoledì sera ha favorito quindi l’arrivo sotto costa di acque povere di ossigeno, e che ha causato lo spiaggiamento dei pesci.
È inutile quindi creare allarmismi, è un evento periodico che negli ultimi anni è, tra l’altro, diminuito.
Silvia Pegurri