Le notizie green della settimana viste dalla redazione di Log to Green
Sostanze chimiche e rifiuti, arrivano gli eco-consulenti
Fino a questo momento mancava una figura professionale di coordinamento tra i soggetti coinvolti nella gestione rifiuti.
Ora, grazie alla collaborazione tra l’Uni, l’Ente italiano di normazione, e l’associazione Eptas, Esperti prevenzione tutela ambiente e salute, nascono due nuove figure professionali per dare assistenza e consulenza alle aziende nella gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti. Si tratta del Rsds (responsabile schede di dati e sicurezza) e dell’Esr (esperto sistema rifiuti).
In particolare il profilo Rsds, si occupa della raccolta e analisi dei dati aziendali necessari per l’elaborazione di dati di sicurezza di sostanze e miscele immesse sul mercato dell’Unione Europea.
L’Esr, invece, descrive l’intero processo di gestione dei rifiuti, al fine di ottimizzarlo principalmente dal punto di vista dell’impatto ambientale ma anche, dove possibile, dal punto di vista economico.
A oggi non erano presenti nella legislazione dell’Unione Europea profili professionali orientati da competenze specifiche sul ciclo di vita delle sostanze, dalla loro immissione sul mercato alla loro fine vita come rifiuto o parte di esso; di conseguenza si sentiva sempre più la necessità di creare dei ruoli strategici con caratteristiche e competenze nel settore, in grado di fornire assistenza e consulenza in tutte le varie fasi delle gestioni di natura tecnica e amministrativa delle sostanze chimiche e dei rifiuti per assicurare una corretta coordinazione delle realtà industriali, ma anche delle piccole aziende.
L’obiettivo è quello di incrementare i livelli di professionalità degli operatori del settore delle sostanze chimiche, individuandone le attività, i compiti e le relative conoscenze, abilità e competenze.
Timor Est, Paese ‘Plastic neutral’
La piccola nazione di Timor Est, Paese del Sudest asiatico che occupa metà dell’isola di Timor a nord dell’Australia, diventerà il primo paese ‘plastic neutral‘ al mondo. Tutto ciò grazie a un accordo per costruire un rivoluzionario impianto di riciclaggio chimico della plastica basato su una nuova tecnologia australiana: un reattore catalitico idrotermico, detto anche Cat-HTR, impianto che offre una soluzione potenziale alla crisi globale causata dai rifiuti di plastica.
Il costo si aggira attorno ai 57,7 milioni di dollari australiani (circa 36 milioni di euro). Il processo inizia con la disintegrazione della plastica in pezzi molto piccoli, il riutilizzo, la creazione di nuova, ma anche di carburante o cera dura, il cui olio è usato in prodotti di bellezza, producendo 17mila tonnellate di carburanti sintetici.
Gli impianti Cat-HTR, che sono già in costruzione in Canada e Gran Bretagna, hanno la cruciale caratteristica di riciclare anche la plastica detta “di fine vita”, che tipicamente finisce in discarica, se non negli oceani e nei fiumi.
Concettualmente, l’obiettivo è di trasformare la plastica da rifiuto a risorsa economica, nella speranza che il problema dei rifiuti di plastica si possa autoregolare, diventando così un empio per il resto del mondo su ciò che questa tecnologia può realizzare e sui benefici che avrà per il pianeta.
Nasce l’idroluppolo e l’eco-birra 100% italiana
Alessio Saccoccio, 37enne di Latina è l’ideatore di “Idroluppolo” selezionata per lo start cup 2018 Lazio come una delle migliori start up innovative dell’anno. In collaborazione con Alessandro Cinelli, tecnico esperto di idroponica, con il centro di ricerca Crea e con l’università degli studi di Roma Tor Vergata, hanno avviato questo progetto: una coltura sperimentale idroponica, ovvero fuori-suolo, di luppolo.
La birra del futuro, dunque, avrà meno impatto ambientale, e sarà più redditizia per i coltivatori che forniscono l’ingrediente principale: il luppolo. E soprattutto parlerà italiano, mentre ora il 97% del luppolo utilizzato dai birrifici nazionali è importato.
Si tratta di una coltura che non richiede terra perché la pianta cresce quattro volte di più nel suo substrato e permette di produrre quattro volte di più, dimezzando il consumo di acqua. Inoltre l’uso delle serre consente di mettere da parte i timori per il maltempo.
Il test su 100 metri quadri ha già superato la prova del primo raccolto con la fornitura a km 0 ad un birrificio pontino, ma l’idea è quella di avviare una rete di imprese per il luppolo 100% made in Italy. Idroluppolo ha già vinto molti premi e avviato iniziative di crowdfunding.
Benedetta Bassi