Le notizie green della settimana viste dalla redazione di Log to Green
Stop alla plastica nella Grande Mela
A New York il primo gennaio è entrato in vigore il “Foam ban”, decreto che mette al bando i vassoi in plastica, i contenitori in polistirolo e altri prodotti in polistirene espanso. Bar, ristoranti, negozi, chioschi e furgoni hanno pochi mesi per smaltire le scorte, poi dal primo luglio scatteranno multe salate. Spazio solo per poche eccezioni come alimenti speciali confezionati ancora nei contenitori in schiuma, tra cui carne o frutti di mare.
Il “Foam Ban” è stato deciso dall’amministrazione del sindaco democratico Bill De Blasio: il riciclo del polistirene (nome tecnico del polistirolo) è troppo costoso, e i contenitori di schiuma vanno ad aumentare la spazzatura indifferenziata. Gli imballaggi di polistirolo sono quindi vietati per gli hamburger e per il cibo da strada: per questi si dovrà ripiegare su contenitori in carta, alluminio o materiali compostabili.
New York con questa nuova normativa va ad aggiungersi all’elenco delle città green, insieme a Chicago, Honolulu, Boston e Washington DC. Quest’ultima nel 2019 ha attuato un programma contro la plastica monouso, con il divieto ai ristoranti e alle altre aziende di utilizzare cannucce di plastica.
Gli atenei si fanno virtuosi
Anche le università italiane aderiscono alla campagna #StopSingleUsePlastic, lanciata dall’associazione Marevivo, per diventare plastic free e limitare l’uso della plastica.
Lo spirito del protocollo d’intesa, siglato tra Marevivo, Conisma, il Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare, e la Crui, Conferenza dei rettori delle università italiane, prevede una sensibilizzazione e un’educazione alla tutela dell’ambiente attraverso una serie di azioni concrete rivolte alle università.
Tra i punti principali dell’intesa vi è la fornitura agli studenti di borracce in metallo per disincentivare l’uso delle bottigliette di plastica, l’aumento della diffusione di dispenser di acqua (senza bicchieri di plastica), l’installazione di macchinette per il caffè con bicchieri di carta o in grado di produrre caffè senza bisogno di contenitore, incentivando l’utilizzo di tazze personali. Inoltre si prevedono dei bonus sulle future gare di appalto dei servizi di ristorazione per chi non usa plastica monouso.
Sì alle alternative al latte
Le alternative al latte, come l’avena, la soia, la mandorla o il cocco, rappresentano un’interessante alternativa, con un aumento delle vendite nel Regno Unito.
Uno studio dell’Università di Oxford, suggerisce che le emissioni di gas serra utilizzate nella produzione di latti a base vegetale sono inferiori a quelle impiegate per la produzione del latte vaccino.
La produzione di un bicchiere di latte, infatti, produce quasi tre volte le emissioni di gas serra di qualsiasi latte non caseario. Inoltre, bisogna tenere in considerazione l’utilizzo del suolo e il quantitativo di acqua che verrebbe utilizzata per la produzione: secondo la ricerca, produrre un bicchiere di latte vegetale richiede mediamente un decimo della terra richiesta per il latte bovino.
Per quanto riguarda l’acqua, infine, la produzione del latte di mandorla, che tra le alternativa è quello che ne consuma di più, richiede comunque meno “oro blu” rispetto al classico bicchiere di latte, mentre le bevande a base di soia e avena ne richiedono appena 1/12.
Benedetta Bassi