Nel 2001, l’Assemblea Generale dell’ONU ha istituito il 6 novembre la Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in situazioni di guerra e conflitto armato.
La giornata si propone di sensibilizzare le persone sugli effetti dannosi che la guerra e i conflitti armati hanno sull’ambiente, oltre che sulle persone: spesso gli ecosistemi diventano vittime dimenticate, la cui perdita però danneggia in modo irreversibile anche lo sviluppo umano.
Non esiste futuro se si distrugge l’ambiente
Gli studi del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) hanno dimostrato che negli ultimi 60 anni almeno il 40% di tutti i conflitti interni erano connessi allo sfruttamento delle risorse naturali – come legname, diamanti, oro e petrolio o risorse scarse come terra e acqua fertili.
Ecco come la guerra distrugge gli ecosistemi
Risorse idriche inquinate, raccolti e foreste devastati e animali uccisi troppo spesso rientrano nelle strategie militari, come illustrano alcuni casi riportati di seguito.
Durante le Guerra del Vietnam gli Americani e i loro alleati dovettero affrontare combattimenti in foreste impenetrabili e usarono potenti erbicidi e defolianti per sgomberare alcune parti di giungla e aprirsi così delle vie di collegamento.
Questo distrusse non solo le piante, ma provocò la morte anche di molti animali e i prodotti chimici con il tempo hanno inquinato anche i fiumi, rendendo non potabili molti pozzi d’acqua.
Durante la Prima guerra del Golfo, nel 1991, oltre 700 milioni di litri di petrolio si riversarono nel Golfo Persico e circa 300 km di costa del Kuwait e dell’Arabia Saudita furono coperte di greggio, danneggiando le zone intorno.
Come conseguenza di questo disastro tra i 15.000 e i 30.000 uccelli che popolavano l’area contaminata – ma anche tantissimi pesci e mammiferi – sono morti.
E l’elenco potrebbe andare avanti ancora a lungo, dalle Guerre dell’ex Jugoslavia in cui sono stati usati dannosi gas, ai conflitti tra Iran e Iraq dove il numero di palme da datteri produttive è passato da 16 milioni a meno di 3 milioni, facendo perdere a molte popolazioni l’unica fonte di sostentamento.
Guerra e migrazioni
Le popolazioni vittime della guerra sono spesso costrette a scappare dalle zone di conflitto per cercare di salvarsi, ma le conseguenze di questi spostamenti di massa possono avere un impatto dannoso sull’ambiente.
Nel corso della guerra civile in Ruanda (in Africa), all’inizio degli anni Novanta, oltre mezzo milione di profughi fu sospinto dalla violenza dei combattimenti nel parco nazionale di Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo: le foreste furono depredate del legname e della fauna selvatica – persino i gorilla di montagna, già specie in via di estinzione, furono uccisi per trarne nutrimento.
Una cosa simile sta accadendo anche oggi a Kabul, Capitale dell’Afghanistan: i conflitti tra la resistenza filo-occidentale e i talebani si è inasprita a tal punto da spingere numerose popolazioni, che vivevano nascoste tra i monti, a cercare rifugio e risorse in città.
Kabul è stata quindi invasa da un numero elevatissimo di profughi, che hanno assorbito tutte le risorse idriche e alimentari della città, spingendo i civili a spremere ancor di più il territorio circostante già arido a causa dei conflitti in corso.
Ma quando nel proprio Paese non si trovano luoghi sicuri, ecco che i profughi superano le frontiere nazionali- diventando migranti – e si riversano ai confini degli stati vicini come la Giordania o la Turchia andando ad accrescere il disagio socio-economico di quelle zone.
Proteggere l’ambiente = proteggere il futuro
Con l’istituzione della giornata del 6/11 le Nazioni Unite vorrebbero fare in modo che la protezione dell’ambiente venga ricompresa nelle strategie per la prevenzione dei conflitti e il mantenimento della pace, poiché non può esistere una pace duratura se vengono distrutte le risorse naturali e gli ecosistemi che sono i mezzi di sussistenza della popolazione.
Senza ambiente e senza risorse naturali, anche finita la guerra, non può esserci futuro.
Lucrezia Melissari